Kot pensò che non doveva essere piacevole passare una notte all'aperto in quella stagione: tra l'altro aveva sentito parlare di una possibile nevicata...
Tornò a concentrarsi sul manubrio con i pesi che stava sollevando: era pesantino, e stava per concludere la sua terza serie da 20...
Una goccia di sudore gli scivolò lungo il capo rasato, e Kot se la deterse con un gesto virile. Amava curare il suo corpo, specialmente i suoi muscoli possenti: durante il lavoro pesante che svolgeva nei campi li poteva mettere in evidenza, sorprendendo coloro che lo stavano ad osservare; e la sera, rientrato al coperto, si dedicava con tutto se stesso ad esercitare, a sviluppare ed a definire meglio ogni singolo muscoletto del suo enorme fisico.
Mentre, posato l'attrezzo, stava osservando la sua figura riflessa nell'abbeveratoio, un individuo sconosciuto entrò nella stalla, e si lasciò cadere su un pagliericcio, esausto.
- Ben arrivato! - esclamò Kot
- Ho gli zoccoli che mi fumano – rispose l'animale grigio
- Quello sarebbe il mio pagliericcio, ma fai pure come se fossi a casa tua! - disse Kot con un tono un po' sufficiente, sbuffando lievemente dalle narici.
Il nuovo arrivato alzò le orecchie, ed osservò in silenzio Kot; poi si voltò con aria indolente verso la parete di fondo dietro di lui, quindi si rivolse ancora al culturista e chiese:
- Come ti chiami?
- Kot, e tu?
- Bigio... Beh, mio caro Kot: sopra il pagliericcio non c'è scritto il tuo nome, per cui non è tuo..
Il bue stava per rispondergli a tono, quando dal locale attiguo si sentì un certo trambusto. Kot decise di sbirciare cosa stava succedendo, e con un colpo netto spalancò il battente superiore della mezza porta che divideva i due ambienti.
Quello che vide lo sconcertò: due umani stavano sistemandosi per la notte nella stalla. Lui era un giovane maschio sulla trentina, con il viso buono incorniciato da una barba lunga e curata: vestiva una tunica di lana grezza e scura, con il cappuccio ancora tirato sulla testa per il freddo. Stava sistemando le stoppie e la paglia per farne un letto alla sua compagna, una bella donna con una tunica crema ed un pesante drappo appoggiato sul capo, di tonalità più scura, forse blu. Lui era stanco, ma lei in particolare sembrava esausta.
- Da dove venite? - chiese a mezza voce Kot all'asino.
- Da Nazareth, in Giudea. Guarda, un viaggio di merda, una faticata assurda, sempre con quella donna sulla groppa, sempre...
Kot lasciò che le parole di Bigio risonassero vacue, e tornò a guardare i due umani: lui stava ora accendendo un focherello, per scaldarsi un po'.
- Ma perchè siete qui? - domandò ancora a Bigio – Voglio dire, ma loro non potevano andare in una locanda?
- Amico, nelle locande non c'è una stalla così confortevole. Ed io non volevo assolutamente stare in una di quelle gabbiotte per muli...
Kot lo guardò stupito, e Bigio continuò:
- Devi sapere che i miei due umani....
- I 'tuoi' due umani?!?
- Hombre, que pasa? Certo! Non penserai mica che loro siano i miei padroni, no?
Kot lo guardò con sguardo bovino. Bigio allora proseguì:
- Dicevo che i miei due umani non sono ricchi, ed io sono di gran lunga la persona più importante tra noi tre, quella che deve avere le migliori cure, le massime attenzioni....
Il bue si girò di nuovo verso i due umani, e scacciò alcune fastidiose mosche con un ampio movimento della coda, poi disse:
- Se quei due sono venuti qui, non è perchè hai voluto tu, ma perchè da nessun'altra parte vi hanno voluti!
- Credi a quello che vuoi... - rispose Bigio, seccato, prendendo una boccata di fieno e masticandolo rumorosamente.
Intanto nell'altra stanza il fuoco era rachitico, e stentava a scaldare i due umani. Il maschio si affaccendava attorno alla sua compagna: ora l'aveva fatta sdraiare su un letto improvvisato, e stava cercando di farle bere un po' d'acqua...
- Che lavoro fa il tuo umano? - chiese curioso Kot
- Ah, lui? Beh, è un importante artigiano! Bravissimo! Lavora il legno; sai: navi, carri, mobili intagliati, robe così.
- Davvero?
- Certo, Kot! E' richiestissimo a Nazareth...
Kot tornò a guardarlo con aria dubbiosa, poi scosse il testone bruno e represse un sorriso:
- Allora, se è costretto ad alloggiare qui, lavorerà gratis... E lei invece?
- Ah, lei è una donna fantastica. Sempre in casa, mi spazzola, mi da' da mangiare, mi copre quando fa freddo... Ed anche quando -bontà mia- decido di portarla sul mio dorso, lei lo fa con aria schiva, senza pesare...
- Ma è grassa: guarda che pancia...
Bigio continuò a parlare restando semisdraiato sul pagliericcio:
- Si vede che non capisci niente, animale di campagna! Ma non lo vedi? La mia umana aspetta un bambino, no?
- Ah, è in attesa? Ecco perchè è così stremata...
- Già... Io li avevo avvisati che non dovevano esagerare nei viaggi,: io mi rovino pelo e zoccoli, ma anche lei, in quelle condizioni... Però lui è testardo, non mi ascolta...
Kot osservava l'uomo: stava controllando il ventre della donna con la mano appoggiata delicatamente sopra, ed aveva un'aria preoccupata.
D'un tratto lei iniziò a lamentarsi, e l'uomo scappò fuori, forse in cerca d'aiuto.
- Mi sa che la tua umana sta male, Bigio...
Bigio si alzò in piedi, e si diresse alla mezza porta: si dispose a fianco di Kot, per osservare meglio la scena, ed aggiunse:
- Vedi, Kot: è quello che dicevo. Lui la fa strapazzare, e poi... E' tanto stanca che piange, e non riesce più nemmeno ad occuparsi di me..
Ma Kot non toglieva gli occhi di dosso dalla donna: sembrava che soffrisse di fitte improvvise, ogni volta un po' più forte di quella subito prima.
- Bigio, mi sa che non è stanchezza...
- No, Kot? Ah, ma quando torniamo indietro, a Nazareth, li cambio! Tutti e due! Sono stufo di due umani così...
- Guarda, è tornato l'uomo, e le si è inginocchiato a fianco, tenendole la mano...
- ...Sono io che devo decidere quello che devono fare, e loro invece fanno sempre di testa loro...
- E adesso, che fa? Le scosta le vesti?
- ...Io sono un asino importante: re e governatori fanno a gara per essere trasportati da me, e adesso qeusti due... Ma chi si credono?
- Oddio, Bigio: guardala... Guarda come soffre: ma sta morendo?
Anche l'asino, come il bue, iniziò a fissare la scena.
- No, Kot...Speriamo di no....
Ma il bue era ormai impietrito, con la grande bocca semiaperta... Ormai solo Bigio riusciva a parlare:
- Kot, ma che sta succedendo?
La donna ansimava...
- ...ma vuoi dire che...
L'uomo le teneva una mano sulla fronte e con l'altra le stringeva il suo pugno...
- ...ma, Kot, sta partorendo?
La donna ormai sembrava avere dolorose fitte continue...
- ..proprio adesso, qui...
Quel momento durò tantissimo. Per la donna, perchè la sofferenza era grande e sembrava non finire mai. Per l'uomo, perchè la soddisfazione e la paura si intrecciavano in continuazione, e nessuna tra le due sembrava prevalere. Per i due animali, che assistevano impotenti e sgomenti ad un evento inaspettato, come in una pellicola riprodotta a bassa velocità.
Ma alla fine un vagito annunciò la nascita, e tutti si rilassarono.
La madre si abbandonò distesa sul pagliericcio, stremata.
Il padre prese lì a lato una piccola mangiatoia inutilizzata, e vi depose dentro della paglia, poi sopra un panno, e quindi dentro vi avvolse un esserino delicato e rabbrividente.
Il bue e l'asinello, invece, restarono impietriti a guardare.
E quando, poco dopo, qualche pastore dei dintorni venne a fare visita alla novella madre ed al suo bambino, i due animali erano ancora lì, in piedi, immobili, con i loro musi basiti, a guardare a bocca aperta.
Fu allora che un pastore, entrando, disse:
- Cavolo, che freddo che fa fuori! Meno male che voi qui avete un bue e un asinello che con il loro fiato riscaldano questa stalla....
Giuseppe sorrise, fece una veloce carezza sul muso di Bigio, poi rivolto a Maria disse:
- Allora sei sicura? Non vuoi ripensarci?
E la donna, con un sorriso stanco quanto radioso, rispose:
- No, marito. Ne abbiamo già parlato. Si chiamerà Gesù.
Buon Natale!
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