martedì 5 gennaio 2010

Michael Connelly - La città buia

Nuova fatica per Connelly, nuova indagine per Harry Bosch, nuova cattiva pubblicità per l'FBI ed i suoi addetti, sembre più intenti a guardarsi ed a rimirarsi invece che a seguire le piste giuste.
O almeno così appaiono negli scritti di Connelly.
Hyeronimus Bosch, un detective che con un nome del genere non può essere "normale", viene reintegrato nella squadra rapine-omicidi di LA.
La sua squadra non è però quella delle rapine o degli omicidi semplici: loro trattano quelli che vengono classificati come hobby.
Chiaro, no? No, per niente: i casi di questa squadra sono quelli più complessi, nei quali sono implicati a vario titolo personalità note o nei quali ci sono complessità investigative che travalicano la competenza di un singolo distretto di polizia, e per queste motivazioni tendono a diventare indagini molto lunghe, minuziose e laboriose, nelle quali riversare molta pazienza e molto tempo: come negli hobbies, appunto.
Stavolta il morto è un medico, ma questi ha accesso a componenti radioattivi utilizzati in medicina oncologica; purtroppo, in quanto radioattivi, sono di notevole interesse anche per le formazioni terroristiche, e l'implicazione di queste ultime - dopo l'11 settembre - mette sempre in fibrillazione FBI e tutta la compagnia cantante segreta.
Nell'indagine per omicidio di Bosch irrompe così l'FBI, con l'immancabile ex (non era difficile, lui ne ha una collezione...) a calpestargli i piedi e a cercare di metterlo "fuori del caso".
Chi conosce Bosch (e Connelly) sa che non è così facile, e sa anche che l'FBI è destinata, una volta ancora, a fare la figura peggiore.
Libro molto veloce e intrigante (2 serate per oltre 300 pagine: non un record, ma un parametro sì) scritto bene e piuttosto verosimile.
Bravo, ancora una volta, a Connelly.
Un solo dubbio: che c'entra il titolo? Mah...

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