venerdì 25 aprile 2014

Massimo Bettini - Il canguro

Conosco Massimo dai tempi delle elementari, anche se ci siamo persi di vista per moltissimi anni: poi, recentemente, ci siamo riconosciuti in due perfetti estranei che camminano di fretta una domenica di fine inverno.
E cosi' sono venuto a sapere che questo é il suo primo romanzo, pubblcato in ebook.
Il protagonista si chiama Antonio: questo nome per Massimo e per me ha un significato particolare, e rappresenta...beh, questa é un'altra storia.
L'Antonio del libro
(che invece nulla ha in comune con quello di cui sopra) é un uomo che ha subito un incidente importante, e si vede costretto a farne i conti nella sua nuova quotidianita': lui ci si applica con la determinazione, l'illusione e la disillusione che gli uomini scoprono di possedere solo quando giungono alle svolte della loro vita; ed in questo frammentre il protagonista estende conti e valutazioni a molti altri aspetti, andando a coinvolgere tutta la sua esistenza, in un avvitamento sempre piú a stringere verso il basso, fino a che...
Durante la lettura si nota subito lo stile di Massimo: una prosa molto speciale, densa e ricca, e purtuttavia scorrevole. Si apprezza anche l'uso impertinente di aggettivi e di similitudini che spesso appaiono come curate forzature, o altrove come 'divertissement' particolarmente ricercati e studiati, ed in questi preziosismi ti aspetti che l'autore giochi a specchiarsi, in attesa del "coup de theatre".
Ma quando alla fine la storia narrata svela la sua trama effettivamente semplice, oserei definirla quasi (quasi...) inevitabilmente scontata, allora capisci.
Capisci che tutta la narrazione della storia, con i suoi momenti poetici, i suoi passaggi arguti quando non addirittura amaramente comici, i suoi tratti scanzonatamente dissacranti, i suoi personaggi non definiti e percio' lasciati aperti a qualsiasi identificazione, tutto quanto non é altro che un pretesto.
L'obbiettivo non é tanto il raccontare questa storia, quanto lo scrivere questa narrazione: una poesia in prosa, dove ogni parola, ogni aggettivo, ogni similitudine viene scelta spesso con piú di una intenzione.
E allora inizi a rileggere daccapo, ed in seconda lettura scopri come ad esempio nella iniziale confusione di sentimenti che avvolge Antonio il ritmo della narrazione sia reso volutamente piú denso e articolato; oppure come nei passaggi con ambientazioni naturalistiche gli aggettivi abbiano una concordanza con l'ambiente circostante, anche se nel passaggio si sta descrivendo magari uno stato d'animo; o ancora come la metereologia del racconto sussegua i ritmi dell'umore del protagonista, trascinando il lettore negli stati d'animo voluti dal narratore.
Insomma: un lavoro fortemente levigato, che aspetta davvero la seconda lettura per rilasciare i suoi profumi autentici, come un vino pregiato, da degustazione.
Questo é anche il suo limite: non diventera' un best seller, la storia (malgrado le polpette) é forse troppo verosimile, tanto da risultare poi banale quando non impossibile, ma il libro merita tutto il tempo che bisogna impiegare per la sua (lenta) degustazione.
Ma..ed il canguro del titolo?
He he he: é un animale con l'aspetto un po' stupido ed un po' insolente: ma sa saltare.
Che c'entra nel racconto? Leggetelo, per saperlo.

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