venerdì 17 luglio 2009

Carlos Ruis Zafon - Marina


Zafon ci ha abituati a libri difficili e bellissimi: memorabile 'L'Ombra del Vento', con il suo Cimitero dei Libri Perduti, che poi si ritrova anche ne 'Il gioco dell'Angelo'.
Ma ci ha anche abituati ad immergerci in una Barcellona amata, idealizzata, mitizzata: un appassionato amante della città catalana, tanto infervorato da contagiarci tutti con la sua passione.

Marina è uno scritto giovanile, che risale a qualche anno fa: Zafon stesso nella sua presentazione ammette di amare particolarmente questo libro; e proprio come ogni genitore, pur amando allo stesso modo tutti i suoi figli, ha una decisa e inconfessabile preferenza per uno di loro.

Dopo averlo letto, non saprei a chi fare i maggiori complimenti: all'autore che mi ha affascinato con delle descrizioni poetiche di altissimo pregio, o alla traduttrice che è stata parimenti bravissima a trasporre tali gemme anche nella nostra lingua, senza perderne la resa.

Una prosa con un elevato respiro narra un sogno: è una storia che affonda le radici nel primo dopoguerra, e si compie infine negli anni settanta, descrivendo una Barcellona magica e trasfigurata, dipinta come una bella donna. In questo sfondo acquarellato si muovono alcuni personaggi a tratti irreali, a tratti umanissimi, che fanno straordinarie esperienze di rapporti umani: passione, amicizia, lealtà, fiducia, vendetta, esaltazione...
Il sogno rischia di trasformarsi pian piano in incubo, con dei vaghi tratti di horror, ma proprio qui l'autore è splendido: Zafon non lascia mai che il lettore sia pervaso da una sensazione di sordo terrore, pur approfondendo descrizioni raccapriccianti, perchè - proprio come in un comune sogno - riesce a lasciarci la segreta intima certezza che tutto è terribile ma... 'finto', e che tra poco ci risveglieremo e tutto sarà sparito...

La storia è comunque piacevole, non ha cadute di ritmo, e senza usare nè sesso nè suspance riesce a tenere incollato il lettore fino alla fine; fine, una volta tanto, all'altezza delle aspettative.

Un gran bella esperienza.

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