lunedì 6 luglio 2009

Giorgio Faletti - Io sono Dio


Preceduto da un clangore di pubblicità, torna Faletti con la sua ultima fatica. In una intervista radiofonica qualche tempo fa l'autore stesso aveva affermato di essere tornato alle sue origini, al thriller puro di Io Uccido: questo è l'unico motivo per cui mi sono avvicinato al libro.
Io uccido è stato un gran debutto; Niente di vero tranne gli occhi ed il successivo lavoro ambientato tra gli indiani (non ricordo nemmeno il titolo...) invece non mi sono piaciuti molto, anzi per me l'autore era in caduta: tant'è vero che la penultima fatica, una raccolta di racconti, non l'ho neppure acquistata.
Dunque, solleticato da cotanta promessa, ho letto Io sono Dio: mi sono trovato in una storia che mescola Viet-Nam (con il trattino), follia, America, suspance, 11 settembre, amore, sesso, amicizia...
La storia che sta sullo sfondo dell'opera è molto bella, geniale in alcuni suoi tratti. Il tutto poi è sostenuto da un filo narrativo conduttore molto trainante: da pagina 200 (!) il libro letteralmente schizza via al lettore. Purtroppo da lì a poco dopo sembra essere schizzato via anche all'autore: ma andiamo per gradi.
Inizialmente vengono spese molte pagine per presentare le diverse figure le cui vite si intrecceranno nel romanzo: le descrizioni dei personaggi sono esaurienti, ma spesso la prosa è stucchevole, pleonastica, alcune volte fin pure banale, specie durante le descrizioni; si ha quasi la sensazione di trovarsi di fronte a un 'mandato a descrivere' definito contrattualmente, ma non supportato da un vero afflatum poetico.
Ho seriamente preso in considerazione un paio di volte di chiudere il libro e finirla lì...
Poi però ha continuato, e devo dire che - appunto dopo la pagina 200 - il libro vola, i dialoghi finalmente sono serrati, la trama si apre, non riesci più a staccare... insomma, quello che si chiede a un thriller di razza!
Però il romanzo, a mio modesto avviso, collassa troppo presto: l'avvenimento che fornisce la chiave di lettura di tutto l'intrigo (la cosiddetta 'agnitio') cade in mano al protagonista un po' troppo repentinamente, guastando il climax fino ad allora - onestamente - ben preparato. Sembra proprio che il libro sia stato chiuso di forza, anzi, di fretta (un'altro vincolo contrattuale?): le descrizioni latitano, le situazioni sono descritte troppo velocemente, i dettagli che fanno veramente "capire" la storia ed i suoi protagonisti vengono trattati solo sommariamente: in una parola, tutto il piacere di lettura del thriller viene - in quel momento - soffocato.
Poco aiutano a questo punto, sempre a mio parere, gli epiloghi separati per personaggio a chiusura del lavoro: ormai il pathos è rotto, la storia raccontata, l'intrigo svelato, il libro finito. (e - se devo dirla tutta - le situazioni sono... beh... scontate)

No, continuo a classificare anche questa opera di Faletti tra le sue produzioni minori: per l'annunciato rilancio occorre attendere ancora.

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