giovedì 26 dicembre 2013

L'Angelo nuovo

C'era molto fermento quella sera. Come ogni notte di Vigilia di Natale, su nel Paradiso gli Angeli del Signore si apprestavano a volare per i Presepi del mondo per annunciare in ogni casa la Buona Novella. E proprio come ogni Natale, i nuovi Angeli, quelli nominati nell'anno, avevano il loro debutto proprio quella sera.
E per questo molti tra loro erano ansiosi...

Gli Angeli piú esperti li osservavano di sottecchi con un sorriso tratteggiato sul volto, e ascoltavano riecheggiare in quei cuori trepidanti le stesse dubbiose domande che avevano avuto loro, quelle di sempre:
"Ma davvero anche io dovro' suonare la tromba? Ma come faccio, che non ho mai suonato una tromba prima d'ora..."
"E che cosa dovremo dire? Con quali parole dovro' annunciare questa Buona Novella? C'é almeno una traccia di annuncio, che senno' poi mi impapino?... E poi: ma a chi andiamo a dirlo?"
"Oh, e se a me mi mandano in un Presepe di un paese lontano, straniero, in che lingua gli parlo, io?"
Ma soprattutto l'ansia maggiore era per quest'ultima questione:
"Volare? Davvero dovro' volare?!? Io non ne sono capace, non l'ho proprio mai fatto, se non in aereo... Beh, ma quella era un'altra cosa. Qui adesso, come si fa? Ho queste robine piccole cresciute sulle spalle, che non so se riusciranno a reggere il mio peso... Volare... Ossignore (con tutto il rispetto)... Chi ha detto che il Paradiso é un luogo magnifico?! Accidenti che ansia che ho..."
E cosi' mentre i Nuovi Angeli si arrovellavano nelle loro legittime preoccupazioni, ce n'era uno tra loro che sembrava piú sparuto degli altri.
Era abbastanza alto, un po' smagrito, chiaro di carnagione e di capelli, e poiche' era stato nominato Angelo da pochissimi giorni, mentre altri tra i Nuovi lo erano diventati già magari da parecchi mesi, lui si guardava attorno con i suoi occhi verdi spalancati sul Paradiso, lo sguardo esterrefatto ed il sorriso stampato che avrebbe sfoggiato un bimbo in un negozio di dolciumi.
La sua attenzione rimbalzava da una preoccupazione all'altra, ed ogni volta che sentiva qualcun altro tra i Nuovi Angeli che ne formulava una, immediatamente la faceva sua, deglutendo vistosamente e sollevando nel contempo le sopracciglia in segno di stupore. Era arrivato solo da pochi giorni, ed a differenza di altri suoi colleghi, nominati ormai da parecchi mesi ma anch'essi condannati ad attendere pazientemente la notte del debutto, non aveva avuto ancora la fortuna di rimanere qualche lunga serata estiva disteso tra le stelle ad ascoltare il chiacchiericcio dei Veterani mentre si vantavano delle loro strabilianti imprese dei Natali passati. E men che meno aveva avuto il tempo, passeggiando tra le nubi gonfie di pioggia, mentre gli altri Angeli si sfidavano in rumorosi tornei di bocce, di incontrare qualche suo vecchio amico dell'esistenza terrena con cui far due chiacchiere e scoprire un po' come funzionavano le cose lassu'.
Insomma: era l'ultimo arrivato ed era ancora avviluppato in quello stupore che caratterizza chi non si é ancora reso ben conto di dove sia finito, e cosa gli stia capitando...
E ciononostante divorava con gli occhi verdi e spalancati tutto quello stupore che si manifestava intorno a lui, senza paure ne' remore, avido di sapere e di scoprire.
Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva dove si sarebbe diretto, non sapeva come si sarebbe svolto il tutto, ma era entusiasta ed eccitatissimo dalla sola idea di esserne semplicemente parte.
Poi all'improvviso tutta l'elettricita' che si era accumulata nell'aria si dirado', ed uno dopo l'altro gli Angeli, quelli già Veterani prima degli altri, si mossero e volarono via ciascuno verso la propria meta. Via via che il tempo passava, ogni altro Angelo intorno a lui si lasciava fluttuare dal bordo della nube, e volava nella direzione nota solo a lui, in silenzio, rapido e veloce, verso il 'suo' presepio.
L'ultimo arrivato si guardo' intorno dubbioso, chiedendosi in cuor suo se mai avesse dimenticato qualche istruzione a lui impartita... Ma la verita' era una sola: lui non sapeva quello che avrebbe dovuto fare, dove sarebbe dovuto andare...
Inizio' a passeggiare, un po' nervosamente, lungo il bordo della nube, attendendo un segno... E incominciava a spazientirsi, quando per caso il suo sguardo si sposto' verso l'infinito vuoto oltre il bordo della nuvola: guardare giu' e sentire un irreffrenabile richiamo a lanciarsi nel vuoto in volo fu la stessa cosa, e lui non riusci' a trattenersi.
Velocemente la sua tunica nuova si distese nell'aria, e in rapido silenzio si trovo' a sfrecciare nel cielo, sicuro lungo l'invisibile traettoria che lo conduceva, come guidato da una Volonta' Divina, verso la sua destinazione.
La sua prima Notte di Natale: mentre ancora viaggiava, già si immaginava la sua prima missione. Una casa felice, genitori e nonni sorridenti insieme a rumorosi nipoti che davanti ad un ricco presepe aprivano pacchetti di regali mentre sullo sfondo un caminetto crepitava il suo calore e uno stereo diffondeva canzoni natalizie. Forse due dei ragazzi sarebbero stati già grandini, e di certo accanto a loro ci sarebbe stata una giovane principessa della casa, mentre immaginava l'ultimo marmocchio, il piú piccolo, che giocava con le pecorine del presepio tra l'apertura di un pacchetto e l'altro.
Viaggiava volando sulle luci del mondo, ed in lontananza un puntino luminoso che non aveva mai nemmeno notato era per lui un polo di attrazione irrinunciabile, come se sentisse che quella lucina fosse la sua destinazione, ovunque esso fosse. Man mano che si avvicinava, il puntino diventava sempre piú giallo e grande, fino a che non fu chiaro che si trattasse di una finestra di una casa.
Finalmente arrivo', e si fermo' un attimo davanti al vetro illuminato e chiuso. La sua prima missione. Ma da dove si entra nelle case? Ando' con la memoria ai suoi giorni da mortale, a leggende di Babbi Natali e di canne fumarie: non lo avevano mai convinto del tutto, nemmeno da bambino: e se qualcuno avesse avuto il riscaldamento a pannelli, pensava, da dove si sarebbe entrati in quella casa la Notte di Natale? No, il segreto non poteva essere il camino... E da dove, allora?
Si avvicino' con il viso al vetro chiuso, e guardo' all'interno: la luce, che pur c'era, era fioca... Si avvicino' maggiormente per osservare meglio, e scopri' che con la sua incorporeita' poteva passare attraverso quel vetro senza problemi. Ecco scoperto l'arcano....
Sorrise, ed entro'.
La casa era in penombra, ed il caminetto spento.
"Povevo entrare anche da li' - penso' tra se' - tanto non mi sarei abbrustolito il fondello..."
Poi si guardo' in giro, alla ricerca della festa di un presepe dove andare a rallegrare i pastori.
Ma non ne vide neppure uno.
E - per dirla tutta - non vide neppure stereo accesi con musiche natalizie, pile di regali scartati e da scartare, ragazzi vocianti ed eccitati, nonni e genitori felici....
In quella casa vi era solo tristezza.
"Mi sono sbagliato? - penso' - Forse non era questa la casa dove portare la gioia della Buona Novella?"
Un po' sconcertato, si sedette sul divano, di fronte alle braci del camino fredde da tempo...
"Eppure dentro di me sono sicuro: questa era la casa che sentivo di dover visitare. Perché allora...?"
Ma d'un tratto il suo sguardo fu attratto da un luccichio. Nella penombra una lacrima stava scivolando pigra lungo la guancia di una donna non piú giovane, seduta sul divano sito ortogonalmente a sinistra di quello sul quale si era posato l'Angelo.
Guardo' meglio quella donna, e la vide con l'espressione sconfitta dipinta sul viso, addormentata su un vecchio album d'enigmistica, terribilmente sola nel freddo della sua tristezza.
Ora l'Angelo Nuovo aveva capito cosa avrebbe dovuto fare. Le si avvicino', deciso ad abbracciarla per consolarla...
Ma come per le altre cose terrene, la sua comoda quanto imbarazzante incorporeita' continuava ad impedirgli di toccarla anche solo per svegliarla. Rimase a lungo interdetto a fissare sulla bocca della donna la curva della tristezza disegnata nelle labbra, e si senti' impotente.
Un Angelo impotente, che viene per portare una Buona Novella e nemmeno riesce a destare una donna addormentata...
Doveva fare qualcosa.
Non la poteva abbracciare, ma forse poteva parlarle...
Rimbaldanzito dall'idea, si avvicino' al suo orecchio e le parlo'. Ma nessun suono gli usci' dalle labbra, ne' la donna si desto' per questo.
Rassegnato, si inginocchio' di fronte a lei, e la osservo' a lungo; con gli occhi chiusi, sembrava bella. Inizio' a pensare a quali tristezze potessero impedire a quella donna di provare serenita' nel giorno di Natale, e piano si ritrovo' a desiderare nel suo cuore di cercare di asciugare quella lacrima dal suo viso, di poter abbracciare quel corpo abbandonato, di saper trasmettere un po' di pace a quell'anima turbata, di riuscire a riscaldare quel suo cuore addolorato.... Di volerle bene, di farle sentire che qualcuno, lui, le voleva bene; ora, li', adesso, in quel momento, in mezzo a tutto l'altro insignificante attorno...
E mentre le parlava al suo cuore, la donna apri' gli occhi, i suoi occhi grigio-azzurri nascosti dietro alle lenti appena brunite, e lo guardo'.
O meglio, guardo' nella sua direzione, perché' lei non poteva vedere l'Angelo - questo era chiaro - ma lo fece come se credesse che lui fosse davvero li' davanti a lei.
E pian piano lo sguardo triste della donna si fece piú rassegnatamente sereno: lascio' cadere il vecchio album d'enigmistica dalle mani, si strinse le spalle in un abbraccio, e di nuovo ad occhi chiusi, questa volta scosse il capo e sorrise appena. E da quell'abbozzo di sorriso un tepore dilago' nel suo corpo stanco e sconfitto: la donna si alzo', e si diresse al caminetto, che accese.
"Come un tempo, come facevi sempre tu" mormoro'
Quindi si reco' nell'armadio, e trasse fuori un piccolo presepe, che mise su una mensola della sala, accendendo qualche luce in piú. E mentre le sue dita sistemavano i personaggi della sacra rappresentazione, il suo cuore pensava ai suoi cari, ed al Natale che avrebbe voluto passare ancora con loro; e pian piano anche la sua anima si riscaldava di nuovo come accadeva qualche tempo prima.
L'Angelo Nuovo era seduto in disparte, in attesa di poter entrare nel suo presepe, e la osservava.
D'un tratto lei si volto', ed il suo sguardo grigio-azzurro di nuovo attraverso' l'incorporeita' di lui e si poso' sul nulla subito dietro. Poi lei sussurro':
"Grazie per avermi aiutata. Da sola non ce l'avrei fatta mai."
Fu allora che il campanello dell'abitazione suono', e voci di ragazzi risuonarono nella stanza accanto, augurando "Buon Natale, Nonna!".
L'Angelo Nuovo allora volo' nel suo primo presepe, felice per aver svolto con successo la sua prima missione di Natale.
Ma all'improvviso un pensiero attraverso' il suo cervello celeste: piú che un vago ricordo, era una certezza.
Lui quegli occhi grigio-azzurri li conosceva fin troppo bene.

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