Dopo la Cattedrale del Mare, libro lunghissimo e molto interessante, che in definitiva mi era proprio piaciuto, mi sono cimentato in un altro 800 del Falcones.
L'argomento è legato ai Moriscos (i musulmani spagnoli di origine araba, perseguitati dall'Inquisizione), ed è sviluppato da Falcones con un indubbio accurato approfondimento delle tematiche storiche (nel racconto
abbiamo il resoconto di una serie di insurrezioni contro la cattolicissima corona spagnola, tutte stroncate nel sangue grazie all'atteggiamento del sovrano turco).
Ma l'autore non si limita a un romanzo storico: approfondisce accuratamente la spiritualità moresca, e la conseguente fede nel Profeta, e prova a dipingere gli spagnoli 'cristiani vecchi' come oppressori anzichè come virtuosi propalatori di un credo vero e giusto.
I Moriscos ci fanno un po' la figura dei nativi americani, vessati e angheriati dai ferventi cristiani che portano la civiltà a dei selvaggi.
Il punto di vista del racconto è interno alla comunità moresca: e questo dà il destro a Falcones di approfondire svariati tratti della cultura musulmana, sia in chiave religiosa che in chiave semplicemente... culturale.
Il nostro protagonista, come già accadde la volta precedente al suo collega de 'La cattedrale del mare', riesce a non farsi mancare niente: in 800 pagine e poco meno di 40 anni di vita riesce ad arricchirsi e a immiserirsi una dozzina di volte, passando dallo status di più onorato a quello di più detestato della sua comunità: almeno una decina di figli, alcune mogli e alcuni amori condiscono tutta la storia, con la straordinaria capacità del protagonista di intuire sempre la decisione peggiore, e inevitabilmente sceglierla in tutta libertà.
Falcones è ammirabile, perchè riesce in due intenti non da poco: rendere tanto inverosimile il suo personaggio da essere perfettamente reale, e saper narrare in 800 pagine quello che un qualsiasi saggista avrebbe faticato nel raccogliere in un centinaio di cartelle, bibliografia inclusa.
Il giudizio? Bello, ma deve piacere il genere.
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