mercoledì 14 aprile 2010

Niccolò Ammaniti - Ti prendo e ti porto via

Dopo aver letto 'Come Dio comanda' e 'Che la festa cominci', ho aggredito con voracità questo altro libro di Ammaniti. Il suo stile graffiante e spregiudicato mi è piaciuto nei due precedenti romanzi: per questo nutrivo delle aspettative su questo altro libro, pur sapendo che è precedente, e che non è il tanto osanato 'Fango'.
La storia è un intreccio di varie esistenze, tutte con un minimo denominatore comune che è Ischiano Scalo, un improbabile ma verosimile paese del nostro centro-meridione, in cui le vite scorrono annoiate ed immutabli, ed in cui la 'vita' si cerca al bar stazione, o poco più in là.
C'è un giovane adolescente, con una famiglia disgregata, fa esperienze (passive) di bullismo ed (attive) di innamoramento...
C'è l'immancabile 'personaggio famoso' del paese, quello che ha trovato fortuna andandosene via da lì, ritorna trionfalmente da vincitore, ma con delle novità che non sono proprio vincenti...
E ancora il bidello della scuola, pur coniugato, ha uno strano vizio: prima va a donne di malaffare, ma poi se le porta a cena in trattoria per non mangiare solo come un cane...
Ed anche l''insegnante di italiano, austera ed inarrivabile, che scopre di aver semplicemente paura di innamorarsi e - ancor più - di non essere ricambiata...
Tutte queste trame, condite da altri personaggi "paesani" DOC, trovano il modo di intrecciarsi, e di creare una Storia che risulta inimmaginabile proprio in quel paese, così tranquillo, così pacifico...
Ammaniti è bravo, descrive bene, narra altrettanto bene, ma il mix di questo racconto ha un sapore sbagliato, troppo carico di luoghi comuni e con troppo turpiloquio francamente inutile.
Ed i personaggi spesso prendono comportamenti e decisioni che nemmeno nella più scempia realtà sceglierebbero con tanta pervicacia.
Ecco perchè sono rimasto deluso: perchè è così realistico da essere improbabile.

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