martedì 7 aprile 2009

Andrea Camilleri - Un sabato, con gli amici


Camilleri è una penna spettacolare, con gli anni si è sempre più affermato sia con quel suo linguaggio siciliano italianizzato (che ha portato un mare di 'polentoni' come noi a capire un po' meglio modi di dire e - perchè no - di vivere praticati sull'isola bella) sia anche in una prosa più tradizionale.

Il suo ultimo lavoro è di quest'ultima specie: in italiano; Camilleri si cimenta con l'intreccio di varie storie all'apparenza normali, ma che sotto sotto si rivelano decisamente'forti'.

Sette amici, compagni di vita in una cittadina non meglio identificata di una zona qualunque in Italia: magari è Milano, ma potrebbe essere Roma, Trento o Palermo senza problemi; invece tutti loro hanno avuto un problema: un macigno che ha schiacciato in modi diversi la loro infanzia.
In loro questi contatti ravvicinati con il dolore e/o la violenza hanno intaccato profondamente lo sviluppo psicologico, e tutti se ne trascinano un ricordo che li segna nella vita da adulti.

Il libro parte da flashback d'infanzia di sette bambini diversi, frammenti paralleli nel tempo, ma anche - in qualche modo - nelle vicende; Camilleri non fa nomi in questa fase, si limita a descrivere le situazioni che essi vivono.
Poi la storia torna ai giorni nostri: vite parallele di quasi-quarantenni in carriera, ciascuno con le proprio fatiche ed i propri limiti, che saltuariamente si ritrovano a casa dell'uno o dell'altro alla sera del sabato.
L'intreccio tra le vite di questi sei personaggi si sospetta unito, ma se ne viene informati solo a poco a poco, pagina dopo pagina, con maestria.

L'ingrediente che fa impazzire la majonese (ma la mia scelta di questo paragone non è un azzardo) è il ritorno a casa del settimo uomo: le storie del liceo e dell'università si fanno di colpo pesantissime, cadono sul gruppo, e succede quel che deve succedere.

La fine del libro poi torna nel passato, conclude le storie e le storiacce di quei bambini, mette i nomi e svela chi sono realmente gli adulti di oggi.

Ma torniamo alla majonese: l'idea è fantastica, il libro è ben scritto, ma portroppo è troppo... breve.
Non si riesce a cogliere con chiarezza il carattere dei personaggi, e spesso li ho trovati anche confusi, mescolati, poco delineati: il folle gesto poi, il momento in cui tutto accade, mi è parso francamente inspiegabile, e solo dopo una attenta riflessione ne ho (forse) colto il motivo...
Serviva forse più spazio per narrarlo, per motivarlo, anche solo per lasciare intuire la verità...

Per me, probabilmente, non il miglior lavoro di Camilleri, pur ammettendo una struttura narrativa intrigante, e comunque pagine di indubbio pregio.

Ma andrebbe riletto almeno una seconda volta, ed andrebbe fatto non per assaporarlo appieno, ma solo per comprendere il tutto.

Nessun commento: