mercoledì 30 dicembre 2009

Nicolò Ammaniti - Che la festa cominci


Ammaniti si era presentato con un grande successo: Come Dio Comanda, un'opera notevole, tanto che ne hanno tratto pure un film.
Ma questo ultimo romanzo è uno spettacolo di suo.
L'idea è buona: un improbabile satanista, meschino venditore di mobili sottomesso alla moglie e contemporaneamente leader di un gruppo di soli quattro feroci (?) elementi dediti alla ricerca del fatto di sangue che li portino alla ribalta delle cronache; e uno scrittore affermatissimo, che ha fatto solo due libri e che non riesce più a scriverne un terzo.
Le due vite diventano parallele tra loro, agiscono all'interno di un destino che se ne infischia dei due e li porta in rotta di collisione. Dove? E qui sta la genialata: in un Barnum creato a Roma da un palazzinaro in cerca di consacrazione nel Jet-Set, avido di stupore altrui.
La storia è più che improbabile: è assurda.
Ma i due protagonisti, pur ignorandosi, si somigliano molto: immaturi, insicuri, alla ricerca di qualcosa che dia struttura alla loro essenza. E Ammaniti li tratteggia splendidamente fino alla fine del libro.
Ho letto sul web che Fabrizio Ciba, lo scrittore, potrebbe essere in realtà un crudele autoritratto dell'autore: ci ho pensato anche io, il personaggio è troppo ben tratteggiato fin nelle piccole inezie, ma non conoscendolo di persona non lo posso affermare a mia volta.
Il libro è una autentica idrovora, non ti molla un attimo, fin dalla prima pagina: poco ti resta alla fine (tranne, qui e là, qualche amara riflessione sulla società contemporanea), ma è bellissimo, divertentissimo, proprio piacevole.

Glenn Cooper - La biblioteca dei morti


Quando inizi a leggere questo Cooper, pensi si tratti di uno dei soliti thriller americani, con morti a gogò, il vitaminizzato agente dell'FBI cialtrone perchè tutto wiskey e distintivo, e attendi che entri in scena la pollastra per spargere sesso nella storia.

Invece, dopo un po', ti raccapezzi che Cooper ha avuto un'idea sensazionale (quanto improbabile) e la sviluppa con maestria. Tutto resta appeso, in tensione, fino all'ultimo capitolo, dove finalmente comprendi sia le motivazioni delle morti in serie, sia la pasta dei due protagonisti, sia cosa successe in quel giorno di moltissimi anni prima, alla nascita del settimo figlio di un settimo figlio.

Ma la cosa più bella è quando incominci ad intuire proprio quella cosa lì, quella che tutti intuiscono verso la fine del libro: è lì che la storia diventa una grande idea.

Bello bello: e già consigliato.

martedì 29 dicembre 2009

Marco Buticchi - Il respiro del deserto



Quanta fatica ho fatto a leggere questo libro.


Storia buona, narrata contemporaneamente (un Buticchi, insomma) in tre epoche storiche diverse, tenute insieme da uno stesso oggetto prezioso (sempre tipico delle scrittore: questa volta un tesoro).

Ma che lentezza: passi la narrazione delle avventure della scrivano mongola, passino anche le mirabolanti azioni dell'ineffabile Oswald Breil (per chi ha letto Cussler: Dirk Pitt è un impacciato dilettante al confronto...), ma la saga di Double è di una noia mortale, e non finisce più.

No, poi finisce, in modo direi anche scontato.


Un brutto Buticchi: peccato, perchè i precedenti mi avevano davvero divertito, ed ero partito con altre aspettative.

Se volete avvicinarvi allo scrittore, risparmiate qualcosa e leggete i suoi libri precedenti (l'anello dei re, o la nave d'oro) che già trovate in edizione tascabile.

venerdì 18 dicembre 2009

Donato Carrisi - Il suggeritore


Più lo leggi, e più ti sembra strano che sia ambientato negli Stati Uniti invece che in Italia. Ma più ci rifletti, e più ti convinci che vicende simili non sono plausibili in Italia.

Dico questo perchè la delineazione dei personaggi sembra produrre stereotipi più nostrani che d'oltreoceano.


Una Specialista del ritrovare banbini rapiti deve questa sua abilità al fatto di aver vissuto lo stesso shock e la stessa esperienza lei stessa da piccola, e di esserne sopravvissuta.

Ma l'esperienza le ha lasciato tutta una serie di ferite ben più profonde ed inguaribili nell'anima, con le quale deve continuamente fare i conti ancora da adulta.

Un'indagine speciale la porta a far parte di una squadra di investigatori alla caccia di un difficile serial killer che uccide ragazzine mutilandole ritualmente: l'ingresso nel gruppo è un po' faticoso, ma ben presto a fianco dell'orrore che vittima dopo vittima si sprigiona dalle azioni del serial killer, un sentimento molto simile all'amore nasce in lei per un membro del gruppo stesso.


Il romanzo è molto coinvolgente, e il salto di registro, la 'sorpresa' finale, quasi arriva inaspettata.

Molto bello, da consigliare.

Andrea Vitali - Almeno il cappello

Ultima produzione di Vitali, sempre ambientata in riva al lago di Lecco.
Nel primo periodo fascista un podestà vede nella creazione della banda del paese un motivo di vantaggio politico, e si lancia nell'impresa, senza peraltro pensarci troppo.
Chi invece ci pensa troppo, e nell'operazione vede anche un modo di divenir famoso e importante, è il nuovo contabile dell'ospedale di Bellano; contabile che unisce alla passione per i numeri quella per lo strumento musicale.
E da 2° bombardino della banda più famosa del lago, diventa il Maestro della costituenda nuova banda.
Qui la cosa si intreccia: se il podestà aveva voglie di grancassa politica, se il contabile aveva voglia di gloria artistica, anche gli altri componenti avevano tutti un loro preciso tornaconto. Uno vuole sfuggire al giogo della moglie, l'altro vuole trovare compagnia, l'altro....
Insomma, un gran risotto (e potevo scegliere metafora diversa, essendo in Lombardia?) tutto da cucinare...
Il libro è un po' lungo, a tratti rallenta eccessivamente, ma è comunque di buon livello.
Una stella di seconda grandezza, ma comunque luminosa.

venerdì 4 dicembre 2009

Fidanzate bionde!


La fidanzata, bionda e impressionantemente gnoccolona, chiama stravolta il suo ragazzo:
"Caro, sono triste e disperata: ho comprato un puzzle ma non riesco a far combaciare neppure una tessera!“
Allora lui, teneramente:
"Scusa, tesoro, ma se c'è il disegno sulla scatola basta guardare quello ..."
E lei, ormai sull'orlo di una crisi di nervi:
"Si, amore, è un gallo, però proprio non ci riesco, sto impazzendo!!“
E lui, sempre galante:
"Non ti preoccupare cara, adesso arrivo ... così vediamo ..."

Arriva il fidanzato,
si siede al tavolo,
guarda la ragazza,
lei lo guarda ...

e lui torna a guardare lei:
"Amore, facciamo una cosa: rimettiamo i corn-flakes nella scatola e non diciamo niente a nessuno, ok?"

venerdì 27 novembre 2009

4 simpatiche lezioni per imparare altrettante verità.


Lezione n° 1
Un uomo va sotto la doccia subito dopo la moglie e nello stesso istante suonano al campanello di casa. La donna avvolge un asciugamano attorno al corpo, scende le scale e correndo va ad aprire la porta: è Giovanni, il vicino. Prima che lei possa dire qualcosa lui le dice: ti do 800 Euro adesso in contanti se fai cadere l'asciugamano! Riflette e in un attimo l'asciugamano cade per terra. Lui la guarda a fondo e le da la somma pattuita. Lei, un po' sconvolta, ma felice per la piccola fortuna guadagnata in un attimo risale in bagno. Il marito, ancora sotto la doccia le chiede chi fosse alla porta. Lei risponde: era Giovanni. Il marito: perfetto, ti ha restituito gli 800 euro che gli avevo prestato?
Morale n°1 :Se lavorate in team, condividete sempre le informazioni!
Lezione n° 2
Al volante della sua macchina, un attempato sacerdote sta riaccompagnando una giovane monaca al convento. Il sacerdote non riesce a togliere lo sguardo dalle sue gambe accavallate. All'improvviso poggia la mano sulla coscia sinistra della monaca. Lei lo guarda e gli dice: Padre, si ricorda il salmo 129? Il prete ritira subito la mano e si perde in mille scuse. Poco dopo, approfittando di un cambio di marcia, lascia che la sua mano sfiori la coscia della religiosa che imperterrita ripete: Padre, si ricorda il salmo 129? Mortificato, ritira la mano, balbettando una scusa. Arrivati al convento, la monaca scende senza dire una parola. Il prete, preso dal rimorso dell'insano gesto si precipita sulla Bibbia alla ricerca del salmo 129. 'Salmo 129: andate avanti, sempre più in alto, troverete la gloria...'
Morale n° 2 : Al lavoro, siate sempre ben informati!
Lezione n° 3
Un rappresentante, un impiegato e un direttore del personale escono dall'ufficio a mezzogiorno e vanno verso un ristorantino quando sopra una panca trovano una vecchia lampada ad olio. La strofinano e appare il genio della lampada. 'Generalmente esaudisco tre desideri, ma poichè siete tre, ne avrete uno ciascuno'. L'impiegato spinge gli altri e grida: ' tocca a me, a me.... Voglio stare su una spiaggia incontaminata delle Bahamas, sempre in vacanza, senza nessun pensiero che potrebbe disturbare la mia quiete'. Detto questo svanisce. Il rappresentante grida: ' a me, a me, tocca a me!!!! Voglio gustarmi una pinacolada su una spiaggia di Tahiti con la donna dei miei sogni!' E svanisce. Tocca a te, dice il genio, guardando il Direttore del personale. 'Voglio che dopo pranzo quei due tornino al lavoro!'
Morale n°3 : Lasciate sempre che sia il capo a parlare per primo!
Lezione n° 4
In classe la maestra si rivolge a Gianni e gli chiede: 'Ci sono cinque uccelli appollaiati su un ramo. Se spari a uno degli uccelli, quanti ne rimangono?' Gianni risponde: 'Nessuno, perchè con il rumore dello sparo voleranno via tutti'. La maestra: 'Beh, la risposta giusta era quattro, ma mi piace come ragioni'. Allora Gianni dice 'Posso farle io una domanda adesso?' La maestra 'Va bene.' 'Ci sono tre donne sedute su una panchina che mangiano il gelato. Una lo lecca delicatamente ai lati, la seconda lo ingoia tutto fino al cono, mentre la terza dà piccoli morsi in cima al gelato. Quale delle tre è sposata?' L'insegnante arrossisce e risponde: 'Suppongo la seconda... Quella che ingoia il gelato fino al cono' Gianni: 'Beh, la risposta corretta era "quella che porta la fede", ma... mi piace come ragiona'!!!
Morale n°4 : Lasciate che prevalga sempre la ragione.

lunedì 23 novembre 2009

E' confermato: i cervelli di uomini e donne sono completamente differenti!

Da molto tempo circola questa voce: i cervelli di uomini e donne sono fatti in modo completamente diverso!
Il che - tra l'altro - spiegherebbe perchè spesso siamo così diversi, o almeno perchè percepiamo in modo così diametralmente opposto le stesse realtà quotidiane.
Agli innumerevoli studi che si sono susseguiti per secoli, oggi le nuove tecnologie di indagine sembrano aver dato una risposta più convincente e definitiva.
L'utilizzo delle più recenti e sofisticate tecnologie di Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) in abbinamento con altri sistemi di indagine (un po' più invasivi ma necessari) ha fornito finalmente delle prove scientifiche.
Gli studiosi hanno così potuto realizzare lo schema funzionale dei due cervelli:


Come si vede sono molto differenti, e le zone diversamente riservate alle rispettive attività in ciascuno dei due organi da sole spiegano molte cose...

martedì 17 novembre 2009

riflessione... alcolica

Dicono che noi uomini saremmo come il vino: passando il tempo miglioriamo.
Ma se qualcuno mi paragonasse a una bottiglia di barolo del 1989 dovrei esserne fiero?
Non vorrei che volesse dire un vecchio oggetto tutto impolverato, messo accuratamente da una parte per non rovinarlo, appezzato solo da pochi estimatori che comunque si guarderebbero bene dall'assaggiarlo ancora...
Mah...
Meglio... un mohito! :-)

venerdì 13 novembre 2009

abbecedario

Un po' di significati che magari non conosciamo...
* ABBECEDARIO: espressione di sollievo di chi s' è accorto che c'è anche Dario
* ADDENDO: urlo della folla quando a Nairobi stai per pestare una m...a
* ALLUCINAZIONE: violento colpo inferto col ditone del piede
* APPENDICITE: attaccapanni per scimmie
* ASSILLO: scuola materna sarda
* AUTOCLAVE: armi automatiche dell'età della pietra
* BACCANALE: frutto selvatico usato una volta come supposta
* BALESTRA: sala ginnica per gente di colore
* BASILICA: chiesa aromatica
* BIGODINO: doppio orgasmo
* CALABRONE: grosso abitante di Cosenza
* CALAMARI: molluschi responsabili della bassa marea
* CAPPUCCETTO ROSSO: profilattico sovietico
* CERBOTTANA: cervo femmina siciliana di facili costumi
* COREOGRAFO: studioso delle mappe della Corea
* CUCULO: gay balbuziente
* CULMINARE: fare uso di supposte esplosive
* EQUIDISTANTI: cavalli in lontananza
* EQUINOZIO: cavallo che non lavora
* EUFRATE: monaco mesopotamico
* FAHRENHEIT: tirar tardi la notte
* FOCACCIA: foca estremamente malvagia
* FONETICA: disciplina che regola il comportamento degli asciugacapelli
* LATITANTI: poligoni con moltissime facce
* INCUBATRICE: macchina fabbricatrice di sogni terribili
* GESTAZIONE: gravidanza di moglie di ferroviere
* MASCHILISTA: elenco di persone di sesso maschile
* MESSA IN PIEGA: funzione religiosa eseguita da un prete in curva
* NEOLAUREATO: punto nero della pelle che ha fatto l'università
* PARTITI: movimenti politici che nonostante il nome sono ancora qui
* PRETERINTENZIONALE: un prete che lo fa apposta
* RADIARE: colpire violentemente usando una radio
* RAZZISTA: fabbricatore di missili
* SANCULOTTO: patrono degli omosessuali
* SCIMUNITO: attrezzato per gli sport invernali
* SCORFANO: pesce che ha perduto i genitori
* SMARRIMENTO: perdita del mento
* SOMMARIO: indicativo presente del verbo "Essere Mario"
* TACCHINO: parte della scarpina
* TELEPATIA: malattia che colpisce chi guarda troppo la TV
* TONNELLATA: marmellata di tonno
* UFFICIO: luogo dove si sbuffa
* VERDETTO: cosmetico verde (a differenza del rossetto che è rosso)
* VIGILIA: donna vigile urbano
* ZONA DISCO: parcheggio per gli UFO

sabato 24 ottobre 2009

Corso di formazione per uomini...

(... perchè noi sappiamo ridere di noi)
L'ha inoltrato una amica a mia moglie, ma è proprio bello: tocca tutti i luoghi comuni che contraddistinguono gli uomini... ;-)))
________________________
CORSO di FORMAZIONE per uomini
TEMA DEL CORSO: diventare intelligente quanto una donna (quindi essere perfetti)
OBIETTIVO PEDAGOGICO: corso di formazione che permette agli uomini di sviluppare quella parte del cervello della quale ignorano l'esistenza.
PROGRAMMA
4 moduli di cui uno obbligatorio+ 14 temi speciali di approfondimento
MODULO 1: CORSO BASE OBBLIGATORIO
1.1. imparare a vivere senza la mamma (2000 ore)
1.2. la mia donna NON è MIA MAMMA (350 ore)
1.3. capire che calcio e formula 1 non sono altro che sport (500 ore)
MODULO 2: VITA A DUE
2.1. avere bambini senza diventare geloso (50 ore)
2.2. smettere di dire boiate quando la mia donna riceve i suoi amici (500 ore)
2.3. vincere la sindrome del telecomando (550 ore)
2.4. non fare la pipì fuori dal water (100 ore, esercizi pratici con video)
2.5. riuscire a soddisfare la mia donna prima che cominci a far finta (1500 ore)
2.6. come arrivare fino al cesto dei panni sporchi senza perdersi (500 ore)
2.7. come sopravvivere ad un raffreddore senza agonizzare (300 ore)
MODULO 3: TEMPO LIBERO
3.1. stirare in due tappe (una camicia in meno di due ore: esercizi pratici)
3.2. digerire senza ruttare mentre lavo i piatti (esercizi pratici)
MODULO 4: CORSO DI CUCINA
Livello 4.1 (principianti): gli elettrodomestici: ON = ACCESO - OFF = SPENTO
Livello 4.2 (avanzato): la mia prima zuppa precotta senza bruciare la pentola
Esercizi pratici: far bollire l'acqua prima di aggiungere gli spaghetti
Sono inoltre previsti dei temi speciali di approfondimento(a causa della complessità e difficoltà di comprensione dei temi negli incontri verranno accettati un massimo di 8 aderenti)
TEMA 5.1: il ferro da stiro: dalla lavatrice all'armadio: un processo misterioso
TEMA 5.2: tu e l'elettricità: vantaggi economici del contattare un tecnico competente per le riparazione (anche le più basilari)
TEMA 5.3: ultima scoperta scientifica: cucinare e buttare la spazzatura non provocano né impotenza né tetraplegia (pratica in laboratorio)
TEMA 5.4: perché non è reato regalarle fiori anche se sei già sposato con lei
TEMA 5.5: il rotolo di carta igienica: la carta igienica nasce da sola nel portarotolo?
(esposizioni sul tema della generazione spontanea)
TEMA 5.6: come abbassare la tavoletta del bagno passo a passo
(teleconferenza con l'Università di Harward)
TEMA 5.7: perché non è necessario agitare le lenzuola dopo aver emesso gas intestinali
(esercizi di riflessione di coppia)
TEMA 5.8: gli uomini che guidano quando si perdono possono chiedere informazioni ai passanti senza il rischio di sembrare impotenti? (testimonianze)
TEMA 5.9: la lavatrice: questa grande sconosciuta della casa
TEMA 5.10: è possibile fare pipì senza schizzare fuori dalla tazza?(pratica di gruppo)
TEMA 5.11: differenze fondamentali tra il cesto della roba sporca e il suolo
(esercizi in laboratori di musicoterapica)
TEMA 5.12: l'uomo nel posto del passeggero: è geneticamente possibile non parlare ovvero non agitarsi convulsamente mentre lei parcheggia?
TEMA 5.13: la tazza della colazione al mattino: la tazza lievita da sé fino alla lavastoviglie? (esercizi diretti da Silvan)
TEMA 5.14: comunicazione extrasensoriale: esercizi mentali in modo che quando gli si dice che qualcosa è nel cassetto dell'armadio non domandi “in quale?”
disponibilità per la creazione di specifici incontri per temi a richiesta
__________________________

martedì 4 agosto 2009

Andrea Vitali - Il segreto di Ortelia


Come faccia una persona che si chiama Ortelia a non avere un suo segreto, beh, sarebbe tutto da spiegare. Vitali in questo romanzetto, poco più di 150 pagine, è splendido!

Ortelia è figlia di Cirene, figlia del macellaio e donna con seri problemi, e di Amleto (ma come fa Vitali a scegliere questi nomi?), orfano, prima garzone del mezzano, poi garzone di macelleria, poi macellaio lui stesso, poi...: più di metà libro spiega come faccia il nostro macellaio a far crescere la sua attività a discapito dell'altra macelleria cittadina, con una prosa divertentissima e con trovate che definir curiose è financo sminuente.

In breve, più che del segreto di Ortelia, sembra che il libro tratti del segreto di Amleto,
macellaio superstar.

Ma quando si passa la metà del libro, in quel momento credi di capire che il segreto sia soprattutto di Cirene, la moglie prima accantonata (quasi ripudiata) e poi, per uno scherzo del destino, incredibilmente riabilitata agli occhi del lettore, se non a quelli dell'Amleto.

Solo alla fine Ortelia si rivela per quella che il titolo definisce: l'unica ad avere un segreto davvero importante e di valore.

E durante tutta la vicenda, sullo sfondo, si muove un'altra bella figura di medico condotto (il 'Vitali', ehm, come l'autore, che guarda caso è pure lui medico 'di base'): a volte ruffiano, altre volte amico sincero, adesso confidente e dopo un po' ligio professionista, qualche volta gaudente e talvolta pure sensale... Anche lui, alla fine, resta intrappolato con l'Ortelia ed il suo segreto.

A mio parere il romanzo è proprio bello: finisci la lettura e stai sorridendo ancora... Però adesso basta Vitali, mi fermo un po', e cambio (per un po') autore.

lunedì 3 agosto 2009

Andrea Vitali - Un finestra vistalago


Romanzo intricatissimo, ambientato nel primo dopoguerra, navigante (siamo al lago...) tra amori e politica con forse qualche sciabordio di troppo, nella ormai solita Bellano. L'intrico subito lascia sbalorditi: dopo poco meno di un quarto di libro ci sono troppi padri e troppi figli e figlie naturali, ed altrettante figlie legittime, che incominciano a conoscersi ed a frequentarsi.
Dato poi che a Bellano nel primo dopoguerra i figli naturali avevano sempre un padre benestante (anche se ignoto), ed una madre serva (ma -questa- certissima), in breve l'azione passa anche al piano politico, dove la militanza comunista sembra essere il leit-motiv, complice l'onnipresente figura del medico del paese e segretario locale del Partito.
In breve tempo la storia si arrotola su se stessa, prende spunti imprevisti ed inaspettati, e Vitali riesce ad intrecciare così tanto le esistenze di questi suoi personaggi come nemmeno la più straordinaria realtà saprebbe osare.
Il tutto vola abbastanza velocemente, ed il libro, benchè corposo, finisce alla svelta.
Il risultato finale è bello, anche se non confrontabile con "La modista" (peraltro scritto con 5 anni di esperienza in più, e si sentono tutti): purtroppo, nell'intricatissima vicenda, alcuni personaggi - inevitabilmente - vengono persi di vista, ed alla fine sembrano un po' accantonati.
Bello, comunque bello.

mercoledì 29 luglio 2009

Andrea Vitali - La modista


Avete presente Bellano, cittadina affacciata sulla sponda del lago dalla parte Lecchese? Potete immaginare un microcosmo che vive e pulsa autosufficiente negli anni del primo dopoguerra, quando ancora non si parlava di globalità ma solo di ricostruzione? Riuscite ad immaginare un paese con il suo sindaco, il suo parroco, il suo farmacista, il suo brigadiere dei Carabinieri, il suo messo comunale... tutta una serie di umanità che chiunque abbia abitato in un paese ben conosce.

Andrea Vitali descrive magistralmente questo microcosmo Bellanese, portando al lettore la classica storia che raccontava anche il nonno, ma orchestrata come un soft-triller di ben altro respiro.

Tutti i personaggi del Vitali sono perfettamente definiti; anche quelli più marginali vengono tratteggiati con attenzione, al punto che ti pare di conoscerli come conosceresti quelli del tuo paese: qualcuno meglio, qualcuno meno bene, qualcuno per fama e qualcuno per dicerie...

Ed è questa la forza di Vitali: tu nei suoi racconti ci sei dentro, li vivi non come se ne fossi il personaggio principale, ma come osservatore, un avventore del Caffè dell'Imbarcadero che al bar segue gli ultimi sviluppi del pettegolezzo più in voga. Ti stuzzica la voglia di sapere, di intuire, di poter affermare 'ma va!?!' come anche 'ah, volevo ben dire, io!'.

Beh, 400 pagine in due sere; tutti capitoli di 2 massimo 3 pagine, ogni capitolo del libro è una 'spettegolata', e di capitolo in capitolo la storia scorre rapida ed avvincente.

Bello! Avevo già letto qualcosa di Vitali (Olive Comprese, La figlia del Podestà, Un amore di zittella), ma questo 'La modista' mi ha proprio soddisfatto.

Daria Bignardi - Non vi lascerò orfani


Prima di tutto, sì: è proprio quella Bignardi là. Ed è un librettino di poche pagine.
L'argomento è la Mamma, il rapporto con lei prima che morisse e come la figlia lo percepisce/ricorda poi, dopo l'infausto evento.
Tante riflessioni, basate su ricordi, su spezzoni di vita, non molto diverse da quelle che vi farebbe la vostra vicina di casa o la vostra collega di lavoro.
Viene da chiedersi se, invece che lei, l'avessi scritto - chessò - io, sarebbe stato pubblicato...
Si legge facile, è breve e scorre.
Se non avete più un nonno o uno zio che vi racconta come eravamo, può essere utile.
Assolutamente non indispensabile.

venerdì 17 luglio 2009

Carlos Ruis Zafon - Marina


Zafon ci ha abituati a libri difficili e bellissimi: memorabile 'L'Ombra del Vento', con il suo Cimitero dei Libri Perduti, che poi si ritrova anche ne 'Il gioco dell'Angelo'.
Ma ci ha anche abituati ad immergerci in una Barcellona amata, idealizzata, mitizzata: un appassionato amante della città catalana, tanto infervorato da contagiarci tutti con la sua passione.

Marina è uno scritto giovanile, che risale a qualche anno fa: Zafon stesso nella sua presentazione ammette di amare particolarmente questo libro; e proprio come ogni genitore, pur amando allo stesso modo tutti i suoi figli, ha una decisa e inconfessabile preferenza per uno di loro.

Dopo averlo letto, non saprei a chi fare i maggiori complimenti: all'autore che mi ha affascinato con delle descrizioni poetiche di altissimo pregio, o alla traduttrice che è stata parimenti bravissima a trasporre tali gemme anche nella nostra lingua, senza perderne la resa.

Una prosa con un elevato respiro narra un sogno: è una storia che affonda le radici nel primo dopoguerra, e si compie infine negli anni settanta, descrivendo una Barcellona magica e trasfigurata, dipinta come una bella donna. In questo sfondo acquarellato si muovono alcuni personaggi a tratti irreali, a tratti umanissimi, che fanno straordinarie esperienze di rapporti umani: passione, amicizia, lealtà, fiducia, vendetta, esaltazione...
Il sogno rischia di trasformarsi pian piano in incubo, con dei vaghi tratti di horror, ma proprio qui l'autore è splendido: Zafon non lascia mai che il lettore sia pervaso da una sensazione di sordo terrore, pur approfondendo descrizioni raccapriccianti, perchè - proprio come in un comune sogno - riesce a lasciarci la segreta intima certezza che tutto è terribile ma... 'finto', e che tra poco ci risveglieremo e tutto sarà sparito...

La storia è comunque piacevole, non ha cadute di ritmo, e senza usare nè sesso nè suspance riesce a tenere incollato il lettore fino alla fine; fine, una volta tanto, all'altezza delle aspettative.

Un gran bella esperienza.

lunedì 6 luglio 2009

Giorgio Faletti - Io sono Dio


Preceduto da un clangore di pubblicità, torna Faletti con la sua ultima fatica. In una intervista radiofonica qualche tempo fa l'autore stesso aveva affermato di essere tornato alle sue origini, al thriller puro di Io Uccido: questo è l'unico motivo per cui mi sono avvicinato al libro.
Io uccido è stato un gran debutto; Niente di vero tranne gli occhi ed il successivo lavoro ambientato tra gli indiani (non ricordo nemmeno il titolo...) invece non mi sono piaciuti molto, anzi per me l'autore era in caduta: tant'è vero che la penultima fatica, una raccolta di racconti, non l'ho neppure acquistata.
Dunque, solleticato da cotanta promessa, ho letto Io sono Dio: mi sono trovato in una storia che mescola Viet-Nam (con il trattino), follia, America, suspance, 11 settembre, amore, sesso, amicizia...
La storia che sta sullo sfondo dell'opera è molto bella, geniale in alcuni suoi tratti. Il tutto poi è sostenuto da un filo narrativo conduttore molto trainante: da pagina 200 (!) il libro letteralmente schizza via al lettore. Purtroppo da lì a poco dopo sembra essere schizzato via anche all'autore: ma andiamo per gradi.
Inizialmente vengono spese molte pagine per presentare le diverse figure le cui vite si intrecceranno nel romanzo: le descrizioni dei personaggi sono esaurienti, ma spesso la prosa è stucchevole, pleonastica, alcune volte fin pure banale, specie durante le descrizioni; si ha quasi la sensazione di trovarsi di fronte a un 'mandato a descrivere' definito contrattualmente, ma non supportato da un vero afflatum poetico.
Ho seriamente preso in considerazione un paio di volte di chiudere il libro e finirla lì...
Poi però ha continuato, e devo dire che - appunto dopo la pagina 200 - il libro vola, i dialoghi finalmente sono serrati, la trama si apre, non riesci più a staccare... insomma, quello che si chiede a un thriller di razza!
Però il romanzo, a mio modesto avviso, collassa troppo presto: l'avvenimento che fornisce la chiave di lettura di tutto l'intrigo (la cosiddetta 'agnitio') cade in mano al protagonista un po' troppo repentinamente, guastando il climax fino ad allora - onestamente - ben preparato. Sembra proprio che il libro sia stato chiuso di forza, anzi, di fretta (un'altro vincolo contrattuale?): le descrizioni latitano, le situazioni sono descritte troppo velocemente, i dettagli che fanno veramente "capire" la storia ed i suoi protagonisti vengono trattati solo sommariamente: in una parola, tutto il piacere di lettura del thriller viene - in quel momento - soffocato.
Poco aiutano a questo punto, sempre a mio parere, gli epiloghi separati per personaggio a chiusura del lavoro: ormai il pathos è rotto, la storia raccontata, l'intrigo svelato, il libro finito. (e - se devo dirla tutta - le situazioni sono... beh... scontate)

No, continuo a classificare anche questa opera di Faletti tra le sue produzioni minori: per l'annunciato rilancio occorre attendere ancora.

mercoledì 1 luglio 2009

Jeffery Deaver - I corpi lasciati indietro


Un Deaver senza Lyncoln, senza Amelia, ma senza nemmeno la Dance?
Sì, un libro senza i suoi personaggi seriali.
Brynn McKenzie è una poliziotta di provincia, una provincia in cui - al solito - non succede mai nulla di grave: scazzottate del sabato sera, sparatorie sghembe tra ubriachi malfermi sulle gambe, al massimo piccole bande di distillatori clandestini di droga...
Ma stavolta (lo direste?) Deaver è di parere opposto, e nel dimenticato quanto tranquillo paradiso sulle sponde del laghetto arrivano due killer professionisti, che senza alcun ritegno incominciano a uccidere degli insospettabili innocenti, ed a far sparire meticolosamente le loro tracce.
Ma Brynn è uno di quei personaggi amati da Deaver: donna, vita problematica quasi lasciata alle spalle, intelligente e determinata fino all'inverosimile. Insomma, non solo una donna molto più in gamba di parecchi uomini suoi colleghi: piuttosto la migliore che potresti volere, dura come l'acciaio e intelligente quanto una volpe.
Così succede che, per eccesso di fiducia nei propri mezzi, Brynn passa da cacciatrice di delinquenti a preda di un feroce killer.
Non vi dico se lei riuscirà a farcela: Deaver però ne approfitta per tentare di portare in superficie l'insicurezza e la fragilità che la nostra donna dura ha sotto la sua ruvida scorza (e dal mio punto di vista maschile penso ci sia riuscito, ma vorrei avere al riguardo anche un parere dal mondo femminile).
Fuoco d'artificio e consueta capriola 'deaveriana' verso il finale, ma con un epilogo che lascia in sospeso una domanda senza - a mio avviso - suggerire una vera e proiprio risposta (anche se una mia ideuzza, riguardo ad un certo 'ex' un po' pistolero, me la sarei anche fatta).
Thriller buono, senza dubbio.
Da consigliare.

lunedì 15 giugno 2009

Robert Crais - Attraverso il fuoco


Con Robert Crais torna il detective privato più scanzonato e simpatico di LA: Elvis Cole. Già il nome (Elvis) è un programma, poi lavora a Los Angeles, ma nella zona delle colline e dei sobborghi, pur senza disdegnare puntate occasionali nel mondo patinato di Hollywood.

Stavolta però il caso nasce dal ritrovamento di un anziano suicida: niente di strano a LA, se non fosse che costui aveva ai suoi piedi un piccolo album fotografico, contenente le prove schiaccianti di ben sette omicidi seriali mai risolti prima.
E Cole? Beh, Cole - qualche anno prima - aveva indagato su di lui per conto dell'avvocato della difesa (era accusato di omicidio proprio di una di queste vittime), ed aveva trovato un valido alibi per scagionare il vecchio dalle accuse...

Mentre tutti intorno a lui si affannano a rinfacciargli che il suo operato aveva aiutato il maniaco a fare altre vittime innocenti, il nostro acuto detective non manca di cogliere l'assoluto tempismo di un reo confesso e morto che aiuta il vicecapo della polizia Marx a risolvere brillantemente in un solo colpo 7 omicidi mai risolti.
E se a questo risultato prestigioso si affianca la sua prossima candidatura alle elezioni come consigliere per la città, i sospetti crescono...

Elvis Cole, ed il suo amico e socio Joe Pike, l'unico detective a cui nessuno è riuscito mai a togliere gli occhiali da sole e nel contempo a rimanere vivo per raccontare l'esperienza, riusciranno a risolvere il caso, ma scopriranno una serie di connivenze insospettabili ed inconfessabili.

Un bel thriller, che vola via in un lampo.

Chi non conosce ancora Cole e Pike, però, farebbe meglio a partire da uno dei titoli precedenti: come in tutti i libri con personaggi seriali, Crais dà molto per scontato e per già letto, e personaggi come Starkey, o come il capo Poiters, o come l'avvocatessa, oppure ancora come il gangster 'deus ex machina' nel romanzo, restano poco definiti.

sabato 30 maggio 2009

Vittorio Zucconi - Gli spiriti non dimenticano



Il mio amico Guido me lo aveva molto caldeggiato.
'Un libro che ti fa montare la rabbia alla prima pagina, e che ti rimane fino all'ultima..." e mi spiegava quale indignazione sorda gli salisse dal suo più profondo animo: una rabbia da ingiustizia, da profonda ingiustizia, mai riparata, ed ancora oggi non risolta.

Il libro parla della nazione Sioux, gli Indiani d'America, e del modo in cui è andata la vicenda che li ha visti travolti dall'avanzata dell'uomo bianco (il 'ladro del grasso') fino a finire quasi sterminati e ridotti decimati in piccole riserve.
Soprattutto parla della vita di Cavallo Pazzo, e di quelli che nel suo tempo erano i più importanti capi Sioux: Coda Macchiata, Nuvola Rossa, Toro Seduto, Colui Che Fa Tremare Anche Il Suo Cavallo, Schiena Alta, Piccolo Grande Uomo, Lui Cane...
E di quelli che nell'altra sponda, tra le Giacche Blu, si sono scontrati con loro: Grant, Sheridan, Sherman, Custer...

Zucconi ricostruisce le vicende, gli imbrogli e le parole ritrattate dagli uomini bianchi in nome dell'oro; lo fa dalla nascita di Cavallo Pazzo alla sua morte. Ricostruisce però molto dettagliatamente anche la cultura e i valori della vita dei Nativi Americani; la Caccia del Bisonte, vero fondamento della cultura Sioux, ma anche i riti di nascita, passaggio all'età adulta, innamoramento, matrimonio, paternità e maternità, coraggio da guerriero e coraggio da donna indiana (una figura niente affatto secondaria in quella cultura: ma non chiamatele squaw! E' offensivo, proprio come se oggi le nostre donne fossero definite oche giulive un po' puttanelle), fino al rito del trapasso e del ricongiungimento al Grande Spirito, Padre del Cielo. (niente di nuovo sotto il sole, no?)

Ne esce un ritratto dolce e preciso degli indiani Sioux e dei loro capi, con le loro forze e le loro inevitabili debolezze.
Ma anche un ritratto a tinte ben più cupe dell'operato dei famosi 'visi pallidi' che 'parlano con lingua biforcuta' e che - forti della conoscenza della lingua ufficiale, oltre che delle armi - riescono sempre a prendere per sè tutte le ricchezze dal territorio dei padri dei Sioux sulla pelle degli indiani.

Un saggio romanzato, o un romanzo con spessore di saggio: non so. Comunque interessantissimo, davvero molto bello.

Il mio amico Guido me lo aveva molto caldeggiato, dicevo, e penso che abbia avuto ragione.

giovedì 7 maggio 2009

Marcus Sakey - Trascina gli uomini il ferro


La controcopertina dichiara che si tratta di un esordio. Perbacco, come gli è venuto bene!Il titolo, curioso, viene da un versetto omerico (Iliade, direi, ma ora non ricordo), e ben rappresenta l'attrazione e l'euforia che il pericolo - ieri come oggi - esercita sull'uomo: anzi, la scelta del titolo gliene dà una connotazione ancestrale, quasi inevitabile.Il thriller è molto godibile: un uomo vive la sua giovinezza come riesce, spesso al di là del confine della legalità, insieme ad altri come lui. Una notte però la rapina va oltre il dovuto, e qualcuno si fa male: il complice viene catturato, mentre lui riesce a dileguarsi.Il rispetto e l'onore tengono indenne Danny Carter, il nostro fuggitivo, dal carcere, mentre invece il complice è condannato a 12 anni. Ma Danny è colpito dalla potenziale pericolosità delle vicenda e - tralascio molti dettagli - si ricostruisce una vita, onesta e di successo.Solo che... dopo 7 anni il complice esce di galera, e pretende il compenso al suo silenzio: un ultimo colpo insieme, il colpo della vita.La lontananza e gli ambienti molto diversi che i due amici hanno frequentato negli ultimi sette anni generano però emozioni contrapposte: Danny non vuol rischiare tutto quello che ha fatto con sudore e sacrifici per se stesso e per la sua compagna, mentre Evan non intende cedere sul suo credito...Ovviamente a questo punto le cose si ingarbugliano, ed il libro - come prevedibile - si infiamma e brucia rapidamente fino all'epilogo.La storia è bella, la narrazione spedita, i personaggi ben delineati, le trovate quasi sempre verosimili.

giovedì 30 aprile 2009

Joseph, il musical


Ieri sera siamo andati, Nora i rospi ed io, a vedere questa cosa curiosa.
Sono rimasto stupefatto: attori giovanissimi, buoni ballerini e cantanti esuberanti, in una produzione abbondante e curata.
La storia è quella biblica, la ricostruzione molto esilarante, piena di camei e di gags fondati sulla scanzonata trasposizione temporale ai giorni nostri di alcuni particolari della vicenda: il Faraone che... gioca in borsa, l'amministratore dei beni che tutto ad un tratto... telefona, e via di trovata in trovata.
Poi il tutto è rigorosamente cantato dal vivo: abbiamo visto il sudore del tecnico audio nel tenere sotto controllo le esuberanze vocali della voce narrante, abbiamo anche sentito calare la voce per un microfono mal gestito...
Bravi! Bravi davvero!

Magnifico, da consigliare a tutti coloro che hanno figli in età da musical!

Riporto la recensione del sito web persiinsala, del 17/4/2009.

"Al Teatro Nuovo di Milano, il 29/30 Aprile - ore 20.45, dagli autori di “Jesus Christ Superstar“, Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, Joseph il musical coloratissimo, interpretato da un cast di 30 giovani artisti, ideali anche per bambini e ragazzi.


“Joseph e la strabiliante tunica dei sogni in technicolor” è il primo musical firmato da due dei più grandi autori di musical del nostro tempo: Andrew Lloyd Webber e Tim Rice.

La trama dello spettacolo, semplice e lineare, si inspira a una delle più famose storie bibliche conosciute: è il racconto di Joseph, figlio di Jacob, che tradito dai fratelli viene venduto come schiavo.

Grazie alla sua grande capacità di saper interpretare i sogni, il faraone, da tempo turbato da inspiegabili sogni, lo chiama a lavorare per lui. Così Joseph interpretando i suoi sogni riesce a salvare l’ Egitto dalla carestia e a farsi nominare vicere. I suoi fratelli, intanto, disperati e affamati a causa della carestia si trovano costretti ad andare in Egitto per chiedere aiuto al Faraone. Joseph non si fa riconoscere e decide di incastrare Benjamin, in più piccolo dei suoi fratelli, per vendicarsi. Vedendo che i fratelli hanno appreso la lezione, decide di comportarsi con Benjamin diversamente da come si erano comportati con lui, rivela ad essi la sua identità e li perdona.

La prima stesura di questo spettacolo, della durata di soli 15 minuti fu scritta come saggio per una scuola inglese fino ad essere rappresentano in versione professionale sia nel Regno Unito che all’estero.

In Italia lo spettacolo ha debuttato per la prima volta nel 2002 (produzione ROCKOPERA) e ha visto alternarsi sul palcoscenico interpreti di grande successo come Rossana Casale e Antonello Angiolillo diretti da Claudio Insegno.

La BMC di Lucca ripropone lo spettacolo mantenendo la traduzione realizzata per ROCKOPERA nel 2002. La BMC ha riadattato lo spettacolo per una versione con in scena un cast venticinque giovani artisti selezionati sul panorama lucchese, con tanta voglia di comunicare emozioni con questo divertente spettacolo, reso tale anche dalle musiche che lo accompagnano per tutta la durata.

Un cast creativo e artistico interamente composto da giovani che donano allo spettacolo tanta freschezza ed energia. il tutto rigorosamente dal vivo."

Basket: come nacque la mia passione...

Il testo non è mio, ma è tratto da un sito (http://www.basketcavenago.brianzaest.it/news.htm): lo riporto perchè racconta come per me fu l'inizio della passione del basket.
Sul sito originale ci sono anche delle foto, nelle quali sfido chiunque ad identificarmi...

"Le prime partite di basket a Cavenago Brianza

È l’inverno dell’anno scolastico 1971/72.
Da allora sono passati 38 anni.
La scuola elementare di Cavenago è situata in via 25 Aprile, nella palazzina che ora ospita gli ambulatori medici e il CUP; alcune aule sono dislocate al primo piano di palazzo Rasini.
Le bambine ed i bambini della classe 4^B, che tra le materie del doposcuola scolastico hanno “Giochi sportivi”, a causa della brutta stagione non hanno più la possibilità di uscire a giocare nel giardino dove si cimentano on partite di calcio e gare sportive.
E all’interno della scuola non è facile organizzare giochi di movimento.
Esplorando l’edificio scolastico per trovare nuovi spazi, un giorno quasi per caso aprono una porta; c’è una scala che conduce al seminterrato.
Si trovano così in uno stanzone, quasi vuoto, che a loro (che lo guardano con i loro occhi da bambini) sembra immenso.
In un angolo ci sono solo due lunghi e massicci tavoloni di legno, da tempo inutilizzati.

Il locale è mal illuminato e polveroso, però suggerisce, non si sa a chi, un’idea, e cioè quella che potrebbe diventare un campo da gioco, e precisamente un campo da basket.
Con il permesso dell’allora Assessore alla Pubblica Istruzione, l’insegnante e quattro alunni si fermano al termine delle lezioni pomeridiane (allora al pomeriggio si frequentava il “doposcuola” organizzato dal Patronato scolastico) e con tanta buona volontà, alcuni grossi pennelli e tante confezioni di tempera, imbiancano le pareti.
Ora il locale è più accogliente e più luminoso, anche perché l’insegnante sostituisce le lampadine con altre di maggiore voltaggio.
I due tavoloni vengono messi in piedi, uno di fronte all’altro, sui due lati più stretti dello stanzone; nella parte più alta di ogni tavolo, così sistemati, viene fissato con delle viti un cerchio di ferro (un rudimentale canestro senza retina), regalo che la classe ha ricevuto dal fabbro, padre di uno degli scolari.
Con l’aiuto di alcune bambine e bambini volenterosi, grazie al prestito delle scope del bidello, il pavimento viene lavato; questa pratica si ripeterà almeno una volta alla settimana, fino alla fine dell’anno.
Iniziano così le prime partite di basket, con gli alunni divisi in tre squadre, impegnate in una specie di campionato; per far giocare tutti sono previsti cambi obbligatori ogni cinque minuti.
I nomi scelti sono quelli delle squadre che allora vanno per la maggiore: Simmenthal, Ignis e Forst.
Si iniziano a conoscere le prime regole, anche se per molti sono difficile da rispettare; soprattutto nel primo periodo, al posto della partita, si svolgono allenamenti nei quali si provano il palleggio, il tiro da fermo, il tiro in corsa ed in sospensione, i passaggi ad una mano, a due mani, schiacciati…
L’anno successivo, in quinta, genitori e adulti amici dell’insegnante aiutano a migliorare la situazione.
Il direttore di uno stabilimento di vernici della zona non solo regala la vernice rossa anti-polvere per dipingere il pavimento, ma dedicando una sua intera serata libera alla classe la stende personalmente. Il risultato è sorprendente: il bianco delle pareti ed il rosso del pavimento danno l’illusione di un vero impianto sportivo. E appena il campo è asciutto, con vernice bianca e nastro da carrozziere, l’insegnante ed alcuni scolari tracciano le righe e le lunette.
Un negoziante vende all’insegnante, a prezzi particolarmente favorevoli, dieci maglie da basket (cinque rosse e cinque gialle) e dieci pantaloncini.
Da allora, ad ogni intervallo e nelle ore del doposcuola dedicate alle attività sportive, indossando magliette e pantaloncini, si disputa un regolare campionato di basket con andata e ritorno, a cinque squadre (Garibaldina, Magnifici, Dinamite, Popcorn, Proiettili)
Chi non gioca, perché in quel giorno la sua squadra non è impegnata, può essere arbitro o impegnato al tavolo della giuria oppure semplicemente tifoso.
Sul giornalino di classe, nella pagina sportiva, sono riportati i risultati: classifiche dei marcatori, conteggi dei falli, uscite dal campo per i cinque falli…
Non si sa se queste sono state le prime “vere” partite di basket giocate a Cavenago Brianza. Quelle partite rappresentano comunque, per tanti signori e signore ormai vicini alla cinquantina, un bellissimo ricordo di un’infanzia creativa e ricca di emozioni, nella quale una cantina sembrava un Palazzetto dello sport e tutti, pur di giocare, erano disponibili ad imbiancarne le pareti o a lavarne il pavimento."

martedì 28 aprile 2009

Genitori s'impara. Per chi ancora non sa...

Questo decalogo è stato attribuito a Colin Bowles; io non so dire se sia vera l'attribuzione, ma il contenuto è verissimo!

Genitori s'impara:

1. Donne: per prepararvi alla maternità, mettetevi una vestaglia appesantita sul davanti con un sacchetto di fagioli. Lasciatelo lì per nove mesi. Allo scadere dei quali, togliete il 10 per cento dei fagioli.
Uomini: per prepararvi alla paternità, andate dal farmacista, aprite il portafogli e ditegli di servirsi senza complimenti. Poi andate al supermercato, e disponete affinché il vostro stipendio venga versato direttamente alla direzione.

2. Per sapere come sarà la notte, passeggiate per il soggiorno dalle 17 alle 22 con un sacco bagnato di quattro o cinque chili in braccio. Alle 22 mettete giù il sacco, regolate la sveglia per mezzanotte e andate a letto. A mezzanotte alzatevi e passeggiate per il salotto con il sacco fino all'una. Puntate la sveglia per le 3. Alzatevi alle 3. Cantate canzoni al buio fino alle 4. Mettete la sveglia per le 5. Alzatevi. Preparatevi la prima colazione. Andate avanti così per cinque anni. E su con la vita.

3. Svuotate un melone e scavateci un buco in cui possa entrare una pallina da golf. Appendete il melone al soffitto e fatelo dondolare. Preparate una pappina, e cercate di infilarla con un cucchiaino nel buco. Continuate fino a esaurimento di metà della pappina. Versatevi il resto in grembo. Ora siete pronti per nutrire un bambino di 12 mesi. Per allenarvi a stare con uno più grandicello, spargete zuppe sul divano e marmellata sulle tendine.

4. Vestire un bambino piccolo non è facile come sembra. Per prima cosa compratevi un polpo e una borsa di rete. Cercate di mettere il polpo nella borsa in modo che non ne fuoriesca nemmeno un tentacolo. Tempo assegnato: tutta la mattinata.

5. Scordate l'auto immacolata e lucente. Comprate un gelato al cioccolato, mettetelo nello scomparto porta-guanti e lasciatecelo. Infilate una moneta da 50 centesimi nel lettore CD. Spalmate un pacco di biscotti al cioccolato sui sedili posteriori. Passate un rastrello sui lati della macchina. Ecco, così è perfetta.

6. Si va a spasso. Aspettate fuori dal bagno per mezz'ora. Uscite dal portone. Rientrate. Uscite. Rientrate. Uscite di nuovo e camminate sul marciapiedi. Tornate indietro. Riuscite e camminate piano per cinque minuti. Per strada, fermatevi a ispezionare con cura ogni mozzicone di sigaretta, gomma da masticare, fazzoletto di carta e insetto morto. Tornate sui vostri passi. Strillate che non ne potete più finché i vicini non escono allarmati. Ora potete portare a passeggio un bambino piccolo.

7. Andate al supermercato, portando con voi la cosa che più assomigli a un bambino in età prescolare. Una capra adulta sarebbe l'ideale. Se intendete avere più di un bambino, portatevi dietro più di una capra. Fate la spesa della settimana senza perdere di vista le capre. Pagate per tutto quello che le capre mangiano o distruggono.

8. Imparate i nomi di tutti i personaggi dei cartoni animati che si vedono alla televisione. E quando vi sorprenderete a cantare la filastrocca più in voga sotto la doccia, vorrà dire che vi siete qualificati come genitori.

9. Ripetete sempre tutto quello che dite almeno cinque volte.

10. Prima di decidere di mettere al mondo dei bambini, trovate una coppia di sposi già con figli e rimproverateli per i loro metodi disciplinari, per la poca pazienza, e per aver permesso ai loro marmocchi di fare il diavolo a quattro. Consigliate loro il modo migliore di farli dormire, di abituarli a usare il vasino, di insegnargli a stare a tavola, e insomma a comportarsi bene. E godetevi il momento. Sarà l'ultima volta in vita vostra che avrete conosciuto tutte le risposte giuste.

David Baldacci (Ford) - Cani da Guardia


David Baldacci è probabilmente conosciuto così solo in Italia, dove un solerte editore ha creduto di vendere più copie delle sue opere se, perdendo il Ford dal cognome, lo srittore sembrava un po' più uno scrittore nostrano.
Invece Baldacci è americanissimo, e le sue storie sono intrise di situazioni americanissime.
Anche questa: Vietnam, Golfo, CIA, Fbi, Presidenti onnipotenti e figuri snza scrupoli che si muovono nell'ombra alle loro spalle. E serial killer, ovviamente...

Il libro si presenta subito come la continuazione di un'altro, di cui riprende a piene mani i personaggi, ma il nostro David baldacci non si fa molto scrupolo di ripresentarli al nuovo ignaro lettore: ci vogliono alcuni capitoli per capire come sono legate tra loro le varie figure, e quasi mezzo libro per intuire i veri rapporti di forza in campo.

Il libro però è bello, ha un buon ritmo e attrae il lettore: la narrazione - posto quello che ho già detto sui personaggi - scorre comunque abbastanza svelta, e per quanto attiene i personaggi nuovi, il lavoro è fatto con buona definizione.

Quello che però lascia un po' perplessi è la trama, il susseguirsi degli avvenimenti, e di quali avvenimenti: più che in un libro, alla fine sembra di trovarsi in una sceneggiatura per un cartoon, o per delle strips da supereroi, con buoni ma dannati che sembrano soccombere e poi ritornano immortali, e cattivi invincibili e senza cuore che poi si redimono, ma un momento troppo tardi per sfuggire al loro destino.

Insomma, svago svago svago. Bello, ma assolutamente di solo svago.

mercoledì 22 aprile 2009

Cercare il lato positivo...


Riporto un pensiero che viene attribuito ad Albert Einstein.
Non so se la paternità è esatta, ma il pensiero comunque merita di soffermarsi un attimo.

"Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere 'superato'.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni.
La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza.
L' inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze.
Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo.
Invece, lavoriamo duro.
Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla."

C'è da pensare.

martedì 14 aprile 2009

Marco Venturino - Si è fatto tutto il possibile...


Diciamolo subito: un libro terribile.
Terribile, perchè Venturino narra le psico-vicende di un primario anestesista che.. ha sbagliato.
Terribile, perchè sa perfettamente di cosa sta parlando, essendo lui stesso un medico, anzi un Primario, e per di più Anestesista, e il dipinto del suo mondo ha tinte ferocissime che - purtroppo - sono accomodate su una storia davvero molto verosimile.
Terribile, perchè la macerazione dell'uomo che si scopre fallibile (e fallace) ci proietta in un mondo di depressione e di tristezza senza pari; sembra che il guaio sia capitato a noi lettori, tanto vivide sono le situazioni.
Terribile, ancora, perchè se pensi che il mondo che Venturino descrive potrebbe essere davvero reale, ti vengono non solo i brividi, ma ti monta una rabbia sorda, che cresce dal basso, e ti pervade tutto, 'sporcando' tutto quello che vdi intorno a te.
Terribile allora: anche se il libro è oggettivamente ben scritto, arrivi ad un certo punto che hai nausea di tutto questo che stai leggendo: a quel punto o smetti, o se non riesci vuoi proprio vedere come va a finire.
Terribile, dunque: io ho passato una settimana di cattivo umore, proprio per il transit che dal libro mi passava nella mia vita reale.
E dunque, se ne avete lo stomaco, leggetelo: ma sappiate che è terribile.
Se per voi però la lettura deve essere un buon passatempo rilassante, datemi retta: leggete altro.

martedì 7 aprile 2009

Andrea Camilleri - Un sabato, con gli amici


Camilleri è una penna spettacolare, con gli anni si è sempre più affermato sia con quel suo linguaggio siciliano italianizzato (che ha portato un mare di 'polentoni' come noi a capire un po' meglio modi di dire e - perchè no - di vivere praticati sull'isola bella) sia anche in una prosa più tradizionale.

Il suo ultimo lavoro è di quest'ultima specie: in italiano; Camilleri si cimenta con l'intreccio di varie storie all'apparenza normali, ma che sotto sotto si rivelano decisamente'forti'.

Sette amici, compagni di vita in una cittadina non meglio identificata di una zona qualunque in Italia: magari è Milano, ma potrebbe essere Roma, Trento o Palermo senza problemi; invece tutti loro hanno avuto un problema: un macigno che ha schiacciato in modi diversi la loro infanzia.
In loro questi contatti ravvicinati con il dolore e/o la violenza hanno intaccato profondamente lo sviluppo psicologico, e tutti se ne trascinano un ricordo che li segna nella vita da adulti.

Il libro parte da flashback d'infanzia di sette bambini diversi, frammenti paralleli nel tempo, ma anche - in qualche modo - nelle vicende; Camilleri non fa nomi in questa fase, si limita a descrivere le situazioni che essi vivono.
Poi la storia torna ai giorni nostri: vite parallele di quasi-quarantenni in carriera, ciascuno con le proprio fatiche ed i propri limiti, che saltuariamente si ritrovano a casa dell'uno o dell'altro alla sera del sabato.
L'intreccio tra le vite di questi sei personaggi si sospetta unito, ma se ne viene informati solo a poco a poco, pagina dopo pagina, con maestria.

L'ingrediente che fa impazzire la majonese (ma la mia scelta di questo paragone non è un azzardo) è il ritorno a casa del settimo uomo: le storie del liceo e dell'università si fanno di colpo pesantissime, cadono sul gruppo, e succede quel che deve succedere.

La fine del libro poi torna nel passato, conclude le storie e le storiacce di quei bambini, mette i nomi e svela chi sono realmente gli adulti di oggi.

Ma torniamo alla majonese: l'idea è fantastica, il libro è ben scritto, ma portroppo è troppo... breve.
Non si riesce a cogliere con chiarezza il carattere dei personaggi, e spesso li ho trovati anche confusi, mescolati, poco delineati: il folle gesto poi, il momento in cui tutto accade, mi è parso francamente inspiegabile, e solo dopo una attenta riflessione ne ho (forse) colto il motivo...
Serviva forse più spazio per narrarlo, per motivarlo, anche solo per lasciare intuire la verità...

Per me, probabilmente, non il miglior lavoro di Camilleri, pur ammettendo una struttura narrativa intrigante, e comunque pagine di indubbio pregio.

Ma andrebbe riletto almeno una seconda volta, ed andrebbe fatto non per assaporarlo appieno, ma solo per comprendere il tutto.

giovedì 2 aprile 2009

Michael Connelly - Il cerchio del lupo



Un nuovo thriller di Connelly, un'altra avventura con Harry Bosch.
Connelly è uno dei miei autori preferiti: l'ho conosciuto con Vuoto di Luna, ormai molti anni fa, e nella stessa occasione ho incontrato Harry (Hieronymus) Bosch, detective della Rapine & Omicidi a L.A.
Il tapino (si porta sulle spalle il nome di uno dei più noti produttori di quadri terrificanti di tutti i tempi) è invece investigatore tosto e fino, ma cova nel suo intimo un crogiuolo di sentimenti contrastanti, e di insicurezze irrisolte, che lo rendono spesso vulnerabile più del dovuto; una vulnerabilità solo psicologica però, visto che - malgrado un'età non più giovanissima - Harry Bosch continua a catturare assassini di ogni stazza.
Il manoscritto originale reca un copyright del 2006, ma in Italia è giunto solo ora. Leggendo il libro, la motivazione per cui non è stato tradotto "ventre a terra" anche da noi traspare con una vaga chiarezza.
Harry Bosch sta rivedendo uno dei casi irrisolti che rappresentano i suoi fantasmi, quando inopinatamente un assassino seriale si autoaccusa del misfatto. Fulmine a ciel sereno, ma a poco a poco il nostro Harry scopre il marcio che sospetta, anche se non si crederebbe fino a dove deve arrivare.
Purtroppo nel corso della vicenda Bosch tralascia il più banale dei controlli degli indizi (se ne ricorda - colpevolmente - solo 150 pagine dopo); ed allo stesso modo Connelly - altrettanto colpevolmente - si dimentica di spiegarci un passaggio logico essenziale (anche se lo fa da par suo).
Il libro nel suo complesso è bello ed appassionante, come sempre, ma sembra che Connelly sia interessato a far rientrare nel turbillon dei suoi personaggi una certa figura femminile (che aveva già fatto capolino alcuni volumi fa) necessaria alla definizione delle paturnie del nostro Harry (e non solo: pare anche molto funzionale all'intreccio...).
Già annunciato il prossimo 'episodio' (La città buia, confermo che la figura di Rachel ci sarà anche qui...), staremo a vedere.

Ed ora passo a leggere Camilleri.

martedì 24 marzo 2009

Jeffery Deaver - Nero a Manhattan


Deaver è per me ormai una vecchia conoscenza: questa è la sua 19a opera che leggo.
Si tratta indubbiamente di uno scritto 'giovanile', che ha il primo copyright datato addirittura 1988.
E il lettore che conosce i soliti livelli delle avventure di Amelia Sachs e Lincoln Rhyme se ne accorge...
L'idea è probabilmente quella di un thriller costellato, quasi impreziosito, di citazioni cinematografiche: miscela di ingredienti come mafia e malavita, ma anche come sregolatezza, fantasia e (casto) sesso,
sembrano essere la ricetta sottostante.
La protagonista è giovanissima, è ragazza ancora più adolescente che donna, e si butta senza rete in una avventura che appare al lettore senza capo nè coda.
Una fantasia insomma, che nessun 'adulto' avrebbe mai considerato.
E invece questa sua adolescenziale testardaggine la porta in luoghi dove altri non si sarebbero mai avventurati, in situazioni che nessuno avrebbe nemmeno sospettato.
Non racconto di più: Deaver già dimostra anche in quest'opera la sua propensione al colpo ad effetto, al 'salto mortale finale', come lo chiamo io; ed è tipico dei suoi libri, anche quelli più maturi.
La prosa scorre, i personaggi ci sono, emergono anche se un po' con fatica, ma la trama nel suo complesso stenta un po' a decollare, ed i personaggi sono -ahimè- probabilmente destinati a questa unica apparizione...
Mio giudizio finale abbastanza buono, ma più per stima del nome dell'autore che non per l'opera in sè.
Consiglio: se non avete ancora letto niente di Deaver (Ma...vergogna! Dove siete stati fino ad oggi??? ;-) ), leggete prima questo, poi partite con i 3 della serie 'Pellam' (Sotto terra, Fiume di sanue, L'ultimo copione di J. Pellam); solo dopo affrontate 'Il collezionista di ossa' (da leggere per primo, perchè 'presenta' Amelia e Lincoln) e dopo tutti gli altri...
Buona lettura.

domenica 15 marzo 2009

La Mamma insegna...

Mentre ero in visita da un'amica, ho trovato questo foglio appiccicato sul frigo: magari qualcuno l'ha già avuto tra le mani, ma è proprio carino, e lo riporto.

La Mamma

La mamma è quella che ti insegna a rispettare il lavoro degli altri.
("Se dovete ammazzarvi, fatelo fuori, che qui ho appena pulito!")
La mamma è quella che ti insegna a pregare.
("Prega che non ti sia caduto sul tappeto!")
La mamma è quella che ti insegna a rispettare le scadenze del lavoro.
("Se non pulisci 'sta camera entro domenica, ti faccio pulire la casa per un mese!")
La mamma è quella che ti insegna la logica.
("Perchè l'ho detto io, ecco perchè!!!")
La mamma è quella che ti insegna ad essere previdente.
("Assicurati di avere le mutande pulite... non si sa mai. ...E se fai un incidente e ti devono visitare?!")
La mamma è quella che ti insegna l'ironia.
("Prova a ridere che ti faccio piangere io!")
La mamma è quella che ti insegna il contorsionismo.
("Guarda che sei sporco lì dietro sul collo...")
La mamma è quella che ti insgna la resistenza.
("Non ti alzi finchè non hai finito tutto quello che hai nel piatto!")
La mamma è quella che ti insegna il ciclo della natura.
("Come ti ho fatto, io ti disfo!")

Dunque, comunque sia la vostra:

LA MAMMA E' SEMPRE LA MAMMA !!!!

Naturalmente se qualcuno di voi ha qualche esempio calzante da aggiungere, è assolutamente il benvenuto: postatemelo nei vostri commenti!

giovedì 12 marzo 2009

Oggetti comuni di un'altra epoca.


Foto interessante, di un quadro d'avviso.

Come piace a me: fa ridere e pensare...

lunedì 9 marzo 2009

Corri - Ann Patchett: è brava davvero...


Ho finito l'altra sera il suo libro, 'CORRI'.

La Patchett fa partire la sua storia da un fatto inusuale, e in prima battuta un po' sfortunato: Boston, una coppia bianca e benestante nel primo dopoguerra non riesce ad avere altri figli oltre al primo, e decide per l'adozione di un piccolo di colore. La madre naturale pone come condizione che anche l'altro figliolo, di un anno più vecchio, venga adottato e viva insieme al fratellino, e la coppia accetta. Dopo pochi anni però la madre adottiva muore, lasciando i suoi 4 uomini soli a cavarsela con la vita...

Ann Patchett però non narra i fatti dall'inizio, ma fa partire il suo racconto da quando il bimbo più piccolo ormai ha già 20 anni: lui, il fratellino naturale, il fratello acquisito ed il padre adottivo sono 'sopravvissuti', hanno superato tutte le fasi della crescita, con le loro felicità ed i loro traumi, di cui però a noi lettori non è dato di sapere (se non per sommi capi): adesso sembrano una famiglia felice ed agiata.
In apparenza.

Sotto si snodano 4 vite parallele, quattro fili sciolti, che vanno tutti in direzioni diverse, che cercano - si sforzano - comunque di creare una trama, ma invano...

Tutto la storia della Patchett dura solo 24 ore: inizia con un evento - letterariamente - pirotecnico, che forza nell'ordito sonnacchioso della famiglia Doyle altri personaggi, i quali risulteranno per loro più che importanti: ritrovati.

Non racconto oltre: abile la Patchett a ritessere in 24 sole ore le vite di tutto il suo turbillon di personaggi - senza mai farcene perdere il filo, cosa non da poco - ed a riannodare alla fine tutti i fili che abbiamo trovati sciolti: tutte le risposte non date arrivano, tutto l'ordito familiare riesce ad essere quello che avrebbe potuto essere fin da sempre, ma che non è mai stato...

Chi non ha un sogno così?
Ann Patchett in questo libro ce lo fa vivere: merita una lettura.

giovedì 19 febbraio 2009

Stieg Larsson e la trilogia di Millennium


La Trilogia di MILLENNIUM

Proprio ieri sera ho concluso la lettura di questo autore formidabile.
Erano - letteralmente - anni che non trovavo un libro (anzi 3) così vigoroso nel suo scorrere e così impossibile da lasciare sul comodino.
Tre volumi (è proprio il caso di dirlo: voluminosi...) con un solo filo conduttore: le vicende di una donna con problemi di relazione con gli altri 'normali', attorno alle quali si intersecano vite diverse e parallele.
Ambientato principalmente in Svezia, Larsson ci narra i vari spostamenti dei suoi personaggi pensando che a noi siano noti tutti i dettagli topografici di quelle lande, citando sempre non solo la città, ma il quartiere, quando non la via.
Leggi il pimo volume, e pensi che il personaggio principale sia il bel giornalista d'assalto, messo al tappeto da uno scandalo giudiziario, e che tenta di rialzarsi con le sue forze. Ma è solo una cortina di fumo: tra le pagine (più di 700) pian piano spunta la vera eroina: Lisabeth.
Donna difficile, con molteplici atteggiamenti che sembrano sfociare nello schizoide, ma dalle risorse pressochè illimitate.
La vicenda è contorta, piena di personaggi collaterali, ma sostenuta da un filo conduttore molto serrato, che porta alla fine del primo volume con un peso nel cuore: troppo belli i personaggi, tutti! E si sa, quando finisce un libro, questi avizziscono.
Ed ecco che arriva la prima sorpresa: ci sono altri due libri! La vicenda continua!
Allora ti getti sul secondo volume, e scopri che non hai mai smesso di leggere il primo: se qualcuno mi dicesse che i libri sono stati divisi in tre per esigenze di... rilegatura, gli crederei sulla parola.
Anche il secondo tomo è piottosto corposo, ma qui ormai sai chi è la vera protagonista: il bel giornalista, e molti altri personaggi, continuano a muoversi, ma sono ormai sullo sfondo.
Lisabeth compie una vera e propria catarsi nel secondo e terzo volume, stagliandosi inarrivabile su tutti: ritrova tutti i fili che la sua adolescenza travagliata aveva lasciato sciolti, e li riannoda fino a completare anche in lei un quadro definitivo dei fatti e delle responsabilità.
E fino alla fine del terzo volume, i personaggi entrano ed escono dalla narrazione, proprio come nella vita reale, in cui ti trovi a fare un pezzo di strada con dei compagni di viaggio, ed un altro con altri, ma sei solo tu che fai esattamente tutto il tuo percorso, e solo quello...
Beh, per essere onesti, Lisabeth alla fine non riannoda proprio tutti i fili sciolti...
Infatti Larsson è mancato nel 2004, lasciando a mio modesto avviso incompiuta la Saga di Salander (come io definirei la serie, invece che trilogia di Millennium - nome indubbiamente molto più intrigante): qualche filo sciolto se lo era lasciato per un futuro volume, a completamento dell'enigma Lisbeth.
Ora che i volumi possibili sono terminati, anche i personaggi di questa splendida saga stanno lentamente appassendo davanti ai miei occhi: rimane una speranza, sembra in arrivo anche il film...

lunedì 19 gennaio 2009

Il mio Amore è nata in Inverno

Un Amore d'Inverno non teme la pioggia
perchè le dà un buon motivo
per restare stretti abbracciati al riparo.

Un Amore d'Inverno non patisce il freddo
perchè prova un gran desiderio
di tenersi stretti stretti al calduccio.

Un Amore d'Inverno non detesta la neve
perchè vede intorno a noi
il regalo delicato di tantissimi cristalli preziosi.

Il mio Amore è proprio nata in Inverno
ed io come potrei essere più felice?
Nemmeno desidero l'arrivo della Primavera...