venerdì 30 aprile 2010

'Tutti in scena' - Catania 27-29/04/2010

"L’obiettivo del progetto è promuovere e diffondere l'attività teatrale quale strumento prezioso nel processo di formazione degli alunni. Con il teatro, infatti, gli alunni valorizzano la propria persona con più facilità, aumentano l’autostima individuale, migliorano la comunicazione con gli altri, superano le barriere dovute alla timidezza, sviluppano il senso di responsabilità e accettano il sacrificio perchè utile al conseguimento di ciò che insieme ci si è prefissi di raggiungere. Il teatro è altresì uno strumento utile per imparare l’uso di linguaggi non verbali riscoprendo le potenzialità espressive del corpo e della voce, per sviluppare la fantasia e la creatività, per migliorare la memoria e la capacità di attenzione e di concentrazione, per sviluppare le capacità linguistico-espressive e per utilizzare la voce come strumento di comunicazione di stati d'animo, di emozion ie di sentimenti. Inoltre, se svolto in lingua straniera, il teatro aiuta ad utilizzare la lingua in un contesto ben preciso. Quest'anno la Rassegna è punto qualificante del progetto “Milano,Bologna, Catania: a scuoladi Costituzione”, promosso dalle scuole in rete Malpighi di Bologna, Sacro Cuore di Milano, Sant'Orsola di Catania, e scelto dal Ministero della Pubblica Istruzione per la sperimentazione dell'insegnamento di Cittadinanza e Costituzione."

Questa la presentazione del progetto.
Il mio 'piccino' ha partecipato con la sua scuola, e questa è la 'pièce' da loro interpretata:


El gran teatro del mundo
Spettacolo in spagnolo
La pièce è il risultato del lavoro realizzato durante il laboratorio teatrale di spagnolo sull’opera di Calderón de la Barca “El gran teatro del mundo”, un’allegoria in cui la vita viene raffigurata come una rappresentazione teatrale il cui scenario è il mondo.
Nella prima scena compaiono delle creature bianche che raccontano al pubblico quello a cui stanno per assistere.
Nella seconda scena l’Autore chiama il Mondo e gli presenta i diversi personaggi che reciteranno in esso. Il Mondo consegnerà ai personaggi gli abiti (ovverosia i talenti) adatti a realizzare la loro rappresentazione che tuttavia sarà svolta secondo il loro libero arbitrio.
Nella terza scena i personaggi recitano la commedia della vita sotto lo sguardo dell’Autore e l’intervento della Legge che ricorda l’essenza della gran commedia. Dopo le rappresentazioni una Voce annuncia che la loro recita è finita.
Infine nella quarta scena l’Autore parla con le creature bianche riguardo la sorte che toccherà a ogni personaggio ed invita a suo cospetto solo quegli attori che si sono distinti nella loro interpretazione.

Autore: Pedro Calderón de la Barca
Adattamento e riduzione: Liliana Tato
Messa in scena: Liliana Tato e Giuditta Mengucci
Gruppo teatro: Chiara Anceschi, Lorenzo Barteselli, Giacomo Bolchi, Francesco Carzaniga, Teresa Cascioli, Mattia Cioffi, Clara Cordero, Francesca Croci, Ilaria Fiori, Chiara Galli, Federico Giovine, Sara Lancellotti, Caterina Lia, Stefania Magni, Sofia Manzoni, Aurora Massardi, Sofia Rantas, Violetta Sassi, Marta Tonarini, Francesco Vignali.


Risultato: una gran bella esperienza dei ragazzi, a contatto con altre scuole da tutta Europa. E il fatto che il mio 'piccino' ha il suo nome stampato su un libretto teatrale prima che il mio sia stampato su quello del Teatro Nuovo...
Vabbè, meglio così.

mercoledì 28 aprile 2010

Camilla Lackberg - La principessa di ghiaccio

Alex è una donna speciale. Alex è bellissima. Alex è naturalmente molto elegante. Alex ha un marito ricchissimo che l'adora incondizionatamente. Alex è una donna molto desiderata. Alex è appena morta suicida.
Quale tra queste frasi è quella che stona?
Erica Falck invece è una scrittrice, una di quelle non ancora affermate che sono costrette a scrivere di tutto per sopravvivere. E' anche una donna normale, una trentacinquenne piacente ma ancora single, con le normali difficoltà di linea e di autostima come ognuno di noi. Erica è anche stata per alcuni lunghi anni l'amichetta del cuore di Alex, anche se poi si erano perse di vista.
Ma soprattutto Erica è la persona che l'ha trovata morta nella vasca da bagno, con le vene dei polsi tagliate con una lametta.
La scrittrice non crede al suicidio, che non è avvenuto a Stoccolma, bensì d'inverno in un paesino di villeggiatura che si anima solo durante i mesi estivi, località natale delle due amiche. Che ci faceva la bella e mondana Alex lì?
Così Erica inizia a scavare nella vita della vecchia amica, specie in quella parte che lei non conosce, quella relativa al tempo in cui le due donne sono state separate.
Ovviamente anche la locale polizia indaga: Patrick è proprio un buon poliziotto, ma anche un coetaneo di Erica e di Alex, un loro vecchio compagno di scuola, in quel paesino dimenticato.
Su questo canovaccio si muove e si intreccia tutta la storia della Lackberg, che ho trovato molto intrigante anche perchè non è così piena di colpi di scena improbabili come certi thriller americani.
Qui non ci si imbatte d'un tratto in un deux ex machina che risolve con una rivelazione tutta la vicenda. In quest'opera non vengono taciuti i dettagli, o almeno non tutti.
Ne esce un ritratto di donna (Erica) molto umana, in cerca di saldi punti di riferimento nella sua vita, ma resta calata in una realtà che conosce e che sa capire; e anche l'indagine è tutta da scoprire, da seguire, indizio dopo indizio, per raggiungere insieme ai protagonisti la verità.
Bisogna però indovinare chi la raggiungerà prima: la scrittrice o il poliziotto?
Libro davvero ben fatto, forse con qualche lacuna di traduzione.

venerdì 16 aprile 2010

Nicola Gratteri-Antonio Nicaso: la Malapianta


Ho scoperto questo libro di 'conversazioni' tra Nicola Gratteri, Magistrato Antimafia a Reggio Calabria, e Antonio Nicaso, giornalista, alcune sere fa guardando 'Che tempo che fa' di Fazio.
Gratteri mi è subito piaciuto, di pelle: mi ha dato la sensazione di persona equilibrata, onesta, che riflette prima di fare dichiarazioni o semplicemente prendere una sua posizione. Mi è anche sembrato poco interessato a una certo presenzalismo peloso e sospetto, a cui ben altri magistrati (non solo ex) ci hanno tristemente abituato.
Nella sua presentazione, Fazio lo ha 'interrogato' a lungo su questo libro, che parla di 'ndrangheta, e Gratteri ha sempre risposto pacatamente e senza riserve.
Insomma, quella sera Gratteri mi è diventato simpatico.
Questo Magistrato è impegnato da tanto tempo nella lotta a queste forme di criminalità organizzata, e per questa scelta sia lui che la sua famiglia (ho poi appreso dal libro che è sposato, ed ha un paio di figli) vivono privati della loro dimensione di libertà personale.
Ho quindi voluto andare a leggere cosa mai quest'uomo ha da raccontarci sulle Mafie, e sulla 'ndrangheta in particolare.
Il libro, come ho accennato prima, ha la struttura di una conversazione: Nicaso pone gli argomenti, fa le domande, e Gratteri risponde con puntualità e precisione. Moltissime le informazioni che se ne ricavano, non solo sul come agisca questa potentissima organizzazione criminale, ma anche sul perchè (anche culturalmente) è così profondamente radicata in quei territori e tra quelle popolazioni.
Il rischio però - in casi come questo - è che le affermazioni del libro si rivelino essere solamente tali, cioè parole non supportate da dati di fatto, da fonti attendibili e verificabili.
Ricordo un clamoroso precedente, 'Tutto il Grillo che conta' appunto del famoso Beppe Grillo, che veniva spacciato come un imperdibile libro di denuncia: lo acquistai, anche qui incuriosito, ed a fine lettura appariva chiaro che era semplicemente un meltin'pot di luoghi comuni e brani di monologhi tratti da suoi spettacoli più o meno riusciti. Di riscontri puntuali, purtroppo, nemmeno l'ombra.
Alla fine di questo libro un po' il dubbio mi è rimasto: le note ed i rimandi sono presenti, ma sono forse un po' pochi (riuniti in due facciate per una decina di capitoli, e spesso autoreferenziali, cioè testi del Nicaso stesso...).
Si dirà: questo libro è una denuncia, ma se vuoi approfondire, segui il filo della bibliografia, scava tu stesso...
Sì, certo. Ma qualche pagina in più anche in questo libro non sarebbe stata inutile: tuttalpiù chi non ne fosse interessato avrebbe potuto evitare di leggerle.
Il libro è bello e, se si è disposti a fidarsi della parola di Gratteri e poco più, anche molto interessante.

mercoledì 14 aprile 2010

Niccolò Ammaniti - Ti prendo e ti porto via

Dopo aver letto 'Come Dio comanda' e 'Che la festa cominci', ho aggredito con voracità questo altro libro di Ammaniti. Il suo stile graffiante e spregiudicato mi è piaciuto nei due precedenti romanzi: per questo nutrivo delle aspettative su questo altro libro, pur sapendo che è precedente, e che non è il tanto osanato 'Fango'.
La storia è un intreccio di varie esistenze, tutte con un minimo denominatore comune che è Ischiano Scalo, un improbabile ma verosimile paese del nostro centro-meridione, in cui le vite scorrono annoiate ed immutabli, ed in cui la 'vita' si cerca al bar stazione, o poco più in là.
C'è un giovane adolescente, con una famiglia disgregata, fa esperienze (passive) di bullismo ed (attive) di innamoramento...
C'è l'immancabile 'personaggio famoso' del paese, quello che ha trovato fortuna andandosene via da lì, ritorna trionfalmente da vincitore, ma con delle novità che non sono proprio vincenti...
E ancora il bidello della scuola, pur coniugato, ha uno strano vizio: prima va a donne di malaffare, ma poi se le porta a cena in trattoria per non mangiare solo come un cane...
Ed anche l''insegnante di italiano, austera ed inarrivabile, che scopre di aver semplicemente paura di innamorarsi e - ancor più - di non essere ricambiata...
Tutte queste trame, condite da altri personaggi "paesani" DOC, trovano il modo di intrecciarsi, e di creare una Storia che risulta inimmaginabile proprio in quel paese, così tranquillo, così pacifico...
Ammaniti è bravo, descrive bene, narra altrettanto bene, ma il mix di questo racconto ha un sapore sbagliato, troppo carico di luoghi comuni e con troppo turpiloquio francamente inutile.
Ed i personaggi spesso prendono comportamenti e decisioni che nemmeno nella più scempia realtà sceglierebbero con tanta pervicacia.
Ecco perchè sono rimasto deluso: perchè è così realistico da essere improbabile.

martedì 13 aprile 2010

Lettera ad un figlio.

Lettera ad un figlio (di Roberto Gervaso)

Ogni conquista, anche la più piccola, la più insignificante esige uno sforzo.

Tu punta sempre al massimo, chiedi a te stesso più di quello che a se stessi chiedono gli altri.
Gioca le tue carte al meglio, ma non prefiggerti troppi obiettivi. Scegline uno per volta e non lasciare nulla di intentato per raggiungerlo.

Non distrarti, che non significa negarti agli svaghi della tua età, ai passatempi che, se non ti temprano, ti rilassano. Fai la tua vita, la vita di un giovane, e non perdere la gioia di vivere, neanche nei momenti difficili, in quelli che sembrano togliertene il piacere.

Sii risoluto, ma non imperioso;
dolce, ma non arrendevole;
fiducioso, ma non corrivo;
ironico, ma non sarcastico;
ottimista, ma non troppo sognatore;
serio, ma non serioso;
semplice, ma non sciatto;
tollerante, ma non indifferente;
buono, ma non buonista.

Molti cercheranno di contrastarti, mossi dall’invidia, dalla gelosia, dalla cattiveria, ma tu tira dritto. Non scendere a compromessi disonorevoli e non subire ricatti.

Le difficoltà non mancheranno, ma se non ti perderai d’animo e saprai affrontarle, ne avrai ragione. Capiterà anche a te, come è capitato a me, di avere la peggio, di ricevere immeritati rimproveri o di subire palesi ingiustizie. Metti quelli e queste nel conto e ribellati alla sorte ostile, memorie di quel che diceva il mio mentore Seneca (fallo anche tuo): “la virtù senza le avversità marcisce”.

Guardati dagli adulatori che ti lodano non perché ti ammirano e vogliono emularti, ma per vellicare la tua vanità e invischiarti nelle loro fatue e perfide spire.

Ama le cose belle: la grande musica, la grande arte, i grandi scrittori e nei momenti di sconforto, affidati alla natura che ti stupisce con le sue prodigiose epifanie e metamorfosi e ti turba con i suoi infiniti arcani, ma che mai t’ingannerà o tradirà.

Non sentirti solo, soprattutto quando sei solo: le risorse dentro di noi sono infinite.

Giudica gli altri per quelli che sono, non per quello che sembrano o per quello che hanno.
Riponi la tua fiducia solo in chi la merita e fai di tutto per guadagnarti quella di chi stimi.
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Oggio mio padre mi ha regalato questo pensiero, in un quadretto, da appendere er averlo sempre sotto gli occhi. Penso che sia bellissimo.
Sì, anche il pensiero di Gervaso.

lunedì 12 aprile 2010

Cristoforo Colombo e l'arte di bluffare.

(grazie a Renata, a cui l'ho rubata)

Si racconta che Cristoforo Colombo, durante il suo quarto viaggio nel 1503 si arenò sulle coste della Giamaica. Visto che le provviste erano scarse si rivolse alle popolazioni locali che rifiutarono di aiutarlo.

Allora Colombo, che aveva con sè una copia di uno dei libri di Regiomontano con le predizioni delle eclissi lunari , organizzò un incontro con i capi delle popolazioni indigene e disse loro che Dio era molto offeso e che avrebbe fatto sparire la Luna.

Come previsto iniziò l’eclissi e gli indigeni spaventati dissero a Colombo che gli avrebbero fornito il cibo se avesse intercesso per loro presso Dio.

Morale della favola: altro è saper leggere i segni dei tempi e prevedere gli eventi, altro è avere il potere di provocarli.

Aggiungo io: la conoscenza delle cose - però - ti dà sempre una possibilità in più rispetto agli altri: sta a te decidere come adoperarla.

domenica 11 aprile 2010

La Divina Commedia, il Musical



Mettere in musica le liriche dantesche può sembrare irriverente, o impossibile, o una grande idea. Io sono di quest'ultima opinione: è una grande idea.

I versi danteschi sembrano preparati apposta per essere cantati, e la scelta è stata quella di sostenerli con una musica rockeggiante nell'inferno, che poi diventa sensibilmente più dolce ed orecchiabile man mano che si sale verso la cima, verso il paradiso.

Ed anche l'interpretazione che gli attori - cantanti danno è molto curata e sentita: inoltre le scenografie e gli effetti speciali sono davvero suggestivi.

Ma...?

Ma la struttura stessa della storia, la costruzione dei versi danteschi, la musica 'aulica' necessaria a narrare una tale vicenda, tutto questo è inevitabilmente 'pesante'. E malgrado la bravura di attori, registi e compagnia assortita, tale è rimasta: pesante, difficile, lenta.

Insomma, Dante è immortale, ma la sua trasposizione in musical, per quanto curata, resta un'opera di secoli fa, lontana secoli, non proponibile alla completezza del pubblico dei nostri giorni ma solo per pochi estimatori.

A me, pur - ripeto - apprezzando lo sforzo recitativo e canoro, non è piaciuta.