giovedì 24 marzo 2011

Nucleare sì, nucleare no, nucleare mah...

Thinking about: liberamente tradotto in riflettendo. L'idea è di fare qualche riflessione (semi?)seria su di un tema preponderante nel mese. E di provare a raggiungere una mia posizione ragionata. Da condividere o da criticare. O semplicemente da riprendere da parte mia ancora tra qualche tempo, magari per cambiarla ancora un'altra volta. Se ne avrò la forza, potrebbe anche diventare una rubrica periodica... vedremo.

Marzo 2011 - Nucleare sì, nucleare no, nucleare mah...

Dopo il disastroso terremoto in Giappone, seguito da relativa tsunami, è di nuovo balzata alla ribalta la questione 'centrali nucleari'.
Ad oggi non si sa ancora se la centrale giapponese di Fukushima subirà danni tali da trasformare quell'area in una nuova Chernobyl, ma di certo il mondo è in apprensione di fronte a ciò che le agenzie mondiali di informazione ci stanno raccontando.
Anche noi in Italia, nel nostro "piccolo" (e lo dico con malcelata disillusione, ed una vena di tristezza), ci stiamo confrontando con questo pericolo incombente. Ma non tanto perchè noi se ne possa essere in qualche modo investiti: una nube tossica radioattiva in Giappone difficilmente raggiungerà il Belpaese in festa per l'Unità d'Italia. Il problema italiano è tutto... italiano, e riguarda la scelta del nucleare come possibile fonte di energia.
Bisogna ricordare che nel nostro Paese nel 1987 si è tenuto un referendum abrogativo, che di fatto ha impedito che le centrali nucleari proliferassero sul nostro territorio. Le poch(issim)e centrali nucleari già in funzione rimasero tali, o piano piano sono state smantellate, mentre di nuove non se ne fecero più.
Le motivazioni politiche che spinsero la popolazione ad esprimersi in questo modo erano legate al possibile rischio connesso con la gestione di un impianto di questo genere. E come biasimarli? Non riusciamo ancora oggi a gestire la spazzatura di una regione come la Campania, non sappiamo neppure oggi governare la spesa sanitaria di regioni come il Lazio o la Sicilia, e allora non si riusciva nemmeno a organizzare un trasporto ferroviario in orario, o un servizio postale adeguato: figuriamoci come avremmo potuto affrontare la gestione di una centrale nucleare...
Così noi italiani scegliemmo di dire NO al nucleare: felici come pasque per la grande vittoria referendaria  contro l'immane pericolo, certi che un maggiore prezzo da pagare per l'energia elettrica importata fosse ben poca cosa rispetto alla tranquillità di non avere una bomba atomica sotto i piedi.
Poi scoprimmo con un certo disappunto che in realtà non eravamo così protetti dalla nostra scelta: tutti gli stati con noi confinanti avevano impiantato delle centrali nucleari sul loro territorio, ma a pochi passi dal comune confine. In caso di disastro, questi Stati non sarebbero stati assolutamente in grado di contenere radiazioni e nubi tossiche entro i loro confini nazionali, non avendo loro purtroppo un controllo completo sull'aria, che inspiegabilmente se ne passava di qua e di là dalle frontiere senza chiedere permessi ad alcunchè, cioè già applicando massivamente uno Schengen ante litteram.
Allora ne fummo un po' infastiditi, da una parte perchè nessuno ce l'aveva detto (forse nemmeno nessuno dei nostri politici l'aveva pensato?), dall'altra perchè non potevamo incolpare nessuno della scelta da noi fatta.
Ma tant'è, in quei tempi non c'era ancora l'Europa Unita (hahahahaha!), nella quale poter armonizzare politiche di simile impatto sulle popolazioni e sul territorio (uhahahahaha!!!), e l'italianità si è trovata cornuta (un po') e mazziata (un altro po') senza poter fare nulla per migliorare la situazione: ecco che allora la nostra soluzione fu quella di... dimenticare il problema, fiduciosi nello stellone nazionale.
Arrivò poi il momento del grande black-out: l'Italia dei condizionatori dappertutto si risvegliò improvvisamente povera di energia elettrica, affamata di megawatt, che scoprì di dover comprare all'estero a prezzi superiori a quelli che avrebbe pagato se invece se la fosse prodotta da sola. Non una parola in questo frangente è stata spesa dai soliti organi di informazione italioti sui vari comitati di controllo dell'energia elettrica nazionale, che avrebbero dovuto stimare in anticipo l'aumento dei fabbisogni nazionali con il variare dei tempi e delle esigenze della popolazione, e farne una adeguata pianificazione, ma tant'è: questa nostra è la nazione dello stupore e dell'impreparazione davanti ad una nevicata abbondante in pieno inverno, per cui...
Così si fanno due conti, e si scopre che in effetti se realizzassimo delle centrali nucleari anche nel nostro territorio potremmo guadagnarci qualcosa (questa frase sarà intesa in un modo dai 'mundi' di latina memoria ed in un altro da quelli più 'smaliziati'. Tranquilli: entrambi i significati sono giusti e voluti).
Così si riparte con un percorso che porta al (possibile) nucleare italiano: attivisti no-nukes di vecchia scuola continuano a invocare tregende a sostegno del loro NO, esperti tecnologici ci spiegano che le centrali di quarta generazione (che nessuno ancora realizza perchè sembrano essere troppo care) sono sicurissime, Enel (poco disinteressata, diciamolo pure) ci informa di possedere il know-how necessario perchè già realizza tali impianti all'estero, e la nostra Opposizione dice come al solito esattamente l'opposto del Governo, ma usando le stesse motivazioni (cioè nessuna voce tecnica e molte populiste).
E noi italiani restiamo qui, con la bandierina tricolore dei 150 anni in mano da sventolare, senza capire cosa davvero potrebbe succederci, cosa davvero dovremmo fare, cosa dovremmo scegliere, al di là delle sensazioni di 'pancia'.
Tralascio il fatto che magari anche questa nostra ignoranza conclamata è l'ennesima figuraccia che facciamo noi abitanti del Belpaese nei confronti del resto del mondo, al pari della notizia delle scopate del nostro Premier, che invero paiono interessarci molto di più...
Vediamo però di chiarirci un po' le idee.
Il dato PRO è che senza nucleare siamo dipendenti dalle fonti 'fossili' e non rinnovabili, ed anche soggetti alla fornitura/produzione altrui.
Taluni osservano che potremmo avviare una grande politica di realizzazione di fonti energetiche rinnovabili, come l'eolica, la fotovoltaica, l'idroelettica... Peccato che in un Paese in cui non si riesce a definire come poter ubicare dei termovalorizzatori per risolvere il problema dei rifiuti, la posa in opera di grandi impianti fotovoltaici o eolici cozza inevitabilmente con il diritto del singolo cittadino al "panorama incontaminato"; con immediata formazione di comitati di quartiere, di paese o almeno di frazione, ed altrettanto immediata corsa al TAR più contiguo.
Altri sostengono che, visto che tanto siamo soggetti a possibili disastri eco-ambientali legati alla presenza di centrali nucleari a pochi passi dal nostro confine (Chernobyl ci ha distrutto ogni illusione di inviolabilità in materia), tanto vale impiantarne anche noi e goderne dei benefici. Peccato che sia capitato questo maledetto terremoto giapponese a sconquassarci le nostre fragili certezze.
E allora? Senza il nucleare non possiamo alla lunga soddisfare il nostro fabbisogno energetico, ma con il nucleare non abbiamo standard di sicurezza accettabili (senza contare che nessuno tra noi vorrà mai veder impiantata una centrale nucleare neppure a poche... centinaia di chilometri da casa!). 
Insomma: che fare? Nucleare sì, nucleare no.
Io sono stato un nuclearista convinto, ma oggi, malgrado l'aumentato fabbisogno italiano, non sono più tanto convinto...
Ecco: Fabbisogno! Forse la soluzione potrebbe risiedere proprio in questo vocabolo.
Invece di incrementare la produzione di Energia, potremmo investire sul risparmio della stessa, sulla riduzione degli sprechi involontari, sulla realizzazione di apparati ed impianti di recupero di quella dispersa per eccesso.
Forse invece di parlare tanto di nuove centrali, dovremmo approfondire i concetti di cogenerazione, di recupero, di efficienza energetica, di educazione al consumo sostenibile.
Riduciamo il nostro fabbisogno, recuperiamo l'energia che per errore di utilizzo, o per mancata attenzione nella progettazione degli impianti, va dispersa e/o sprecata.
E ripensiamo al nucleare quando gli uomini sapranno possedere la materia con più sicurezza.
Quindi: Nucleare? 
Poi. (forse, o magari)

lunedì 14 marzo 2011

Brunonia Barry - La ragazza che rubava le stelle



Libro consigliato da una Amica, a cui sono grato.
Zee è una ragazza cresciuta in fretta, a fianco di Maureen, una madre con gravi problemi psichiatrici, ed a Finch, un padre affettuoso ma con altre particolarità.
Il rapporto tra i genitori, anche se tra loro c'è un indubbio affetto, non può decollare, e frequenti sono i periodi in cui la ragazzina vive sola con la mamma, o sola con il papà.
Poi la mamma si suicida, e l'evento travolge la tredicenne, minando il suo mondo.
Così la ragazza di una volta si scopre oggi psicoterapeuta di livello, inserita in uno studio affermato a Boston.
Ma tra le sue pazienti arriva Lilly, donna disturbata anche se dolcissima, il cui vissuto assomiglia molto a quello di Maureen: inevitabile il coinvolgimento emotivo della psicoterapeuta ex figlia nella vicenda, che tende pian piano a sovrapporre le due vicende.
Sullo sfondo la grave malattia del padre e l'esigenza di fornirgli cure appropriate riporta Zee a Salem, la sua città natale, ma anche il luogo dove tutto era cominciato.
Ed infatti tutto... in qualche modo... ricomincia.
Romanzo bellissimo, pieno di momenti dolci e di attimi di tensione.
Consigliato, consigliatissimo.

martedì 1 marzo 2011

David Leavitt - Ballo di Famiglia

Stranissima raccolta di novelle, consigliatami da un amico.
Non ce ne è una che non parli di malattie di cancro, o di amori omosessuali. E spesso anche di entrambi.
Poi, finito di leggere, mi documento un po' più su questo Leavitt, e....
Scopro che è una icona:
Leavitt è anche uno scrittore dichiaratamente gay che ha affrontato ripetutamente la tematica omosessuale nei suoi romanzi, dichiarando: "Ho scritto quello che avrei voluto leggere quando ero adolescente, ma che nessun libro raccontava".
 (wikypedia http://it.wikipedia.org/wiki/David_Leavitt)

In effetti i racconti sono vergati più che scritti, ed i temi molto sconcertanti, anche se trattati con una leggerezza di penna davvero invidiabile.
Sì, mi è piaciuto.