giovedì 30 dicembre 2010

Ken Follet - La caduta dei giganti


Ultima fatica e ultima trovata editoriale per il principe indiscusso della narrativa mondiale.
Follet può piacere o meno, ma è sicuramente un punto fermo indiscutibile nel panorama narrativo degli ultimi 40 anni.
Il nuovo libro, primo di una trilogia annunciata, è pubblicato con due diverse copertine, una bianca ed una nera.
Io ho scelto la bianca.
L'argomento si preannuncia ostico ai più: la macchina-da-guerra Follet si ripropone di raccontare la Storia dell'ultimo secolo, dalla prima guerra mondiale fino alla caduta dei regimi totalitaristi sovietici. Roba da sonnecchiare, quando in Italia neanche la maestosa penna di Montanelli era riuscita a rendere digeribile ai più una simile trattazione.
E invece, sorpresa! Ken-la-macchina ci riesce.
Parte da un giovane minatore gallese, a 16 anni al suo primo giorno di lavoro in miniera, e da lì sviluppa numerosi personaggi, come un vortice inverso. Nobili inglesi con interessi in russia, nobili tedeschi con interessi in Inghilterra, insurrezionalisti russi con interessi negli Stati Uniti, brillanti americani con interessi nella vecchia Europa... Un turbillon di personaggi le cui storie che si intrecciano più volte, costituendo la trama sulla quale Follet narra le vicende storiche, facendo partecipare al gioco anche i 'grandi' dell'epoca: Churchill, Lenin, il Kaiser, Wilson.... Follet insomma racconta le vicende umane di Fith e Bea, Billy e Ethel, Maud e Walter, Grigorij e Katerina, Gus e Rosa, e con questi racconta un'era intera: io non sono sufficientemente acculturato in materia per giudicare se i fatti sono storicamente corretamente riportati, ma la verosimiglianza è notevole.
L'insieme è riuscito: su 999 pagine, c'è qualche momento di calo narrativo, ma è assolutamente accettabile.
Il primo volume finisce con la fine della Prima Guerra Mondiale, e con l'instaurazione del regime bolscevico in russia.
Adesso attendiamo i prossimi...
Una parola su Follet: non è dato sapere se l'idea della trilogia così costruita è sua, ma... isogna dire che è geniale.
Geniale il raccontare la Storia attraverso un romanzo, dei personaggi che si muovono vicini ai Protagonisti.
Geniale anche ipotecare la vendita dei prossimi due volumi solo per il fatto che i lettori si sono affezionati ai personaggi, e voglono vedere come andrà a finire.

lunedì 20 dicembre 2010

Magie di Natale - Bigio e Kot

Kot osservava la brulla campagna fuori dal piccolo finestrino della stalla: la sera era ormai scesa, e pochi scarni focherelli vibravano qua e là nella notte, punteggiando i prati come un presepe. Era ormai inverno, ed anche in Palestina il freddo la faceva da padrone.
Kot pensò che non doveva essere piacevole passare una notte all'aperto in quella stagione: tra l'altro aveva sentito parlare di una possibile nevicata...
Tornò a concentrarsi sul manubrio con i pesi che stava sollevando: era pesantino, e stava per concludere la sua terza serie da 20...

giovedì 25 novembre 2010

Le donne sono più forti

La nuova vicina di casa bussa alla mia porta. Le apro e rimango senza fiato!
Decisamente sorpreso per la sua straordinaria bellezza. Quasi balbettando le dico:
"Cosa posso fare per te?"
Lei mi risponde:
"Senti, sono appena arrivata in città, ho voglia di divertirmi, ubriacarmi e scopare tutta la notte...tu sei occupato stasera?".
"Certo che NO!".
"Allora, per favore, mi tieni il cane fino a domani?

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Dopo più di mezzo secolo di vita matrimoniale, lui muore! Qualche anno dopo, anche Lei sale in cielo... Lì ritrova suo marito e corre verso di lui gridando :
"Amoreeeeee, che bello ritrovarti !!!!!!"
Lui secco:
"Non rompere Monica, il prete era stato chiaro: finchè morte non vi separi!!!!!"

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Il marito entra con molta cautela nel letto e sussurra appassionatamente all'orecchio di sua moglie...........
- Sono senza mutande...
E la moglie gli risponde:
- Domani te ne lavo un paio.

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Un signore di 80 anni va a fare il suo controllo annuale dal dottore, che gli chiede come si sente.
"Non sono mai stato meglio in vita mia." risponde il vecchio "Ho appena sposato una ragazza di diciotto anni. E' già incinta e tra poco sarò padre. Cosa ne pensa?"
Il dottore pensa un momento e dice:
"Le voglio raccontare una storia. Ho conosciuto un tale che era un cacciatore accanito. Non aveva mai mancato una stagione di caccia. Ma un giorno uscì di casa precipitosamente e prese l'ombrello al posto del fucile. Quando fu nel bosco, improvvisamente un orso si precipitò verso di lui. Prese l'ombrello, lo strinse con forza e lo puntò verso l'orso. E sapete cosa successe?"
"No." rispose il vecchio.
Il dottore continuò: "L'orso cadde morto davanti a lui!"
"E' impossibile!" gridò il vecchio. "Qualcun altro deve aver sparato al posto suo!"
"E' esattamente quello che sto cercando di spiegarle!" rispose il medico.

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C'era un uomo che aveva lavorato tutta la vita, aveva risparmiato tutti i suoi soldi, e quando si trattava di spenderli era un vero 'avaro.'
Poco prima di morire, disse alla moglie:
"Quando muoio, voglio che tu prenda tutti i miei soldi e li metta nella bara con me. Me li voglio portare con me nell'aldilà."
E così si fece promettere con tutto il cuore dalla moglie, che quando sarebbe morto lei avrebbe messo tutti i suoi soldi nella cassa con lui.
Beh, poi morì.
Al funerale, era steso nella bara con vicino la moglie, vestita di nero, seduta a fianco della sua migliore amica.
Quando fu finita la cerimonia, e si preparavano a chiudere la bara, la moglie disse: "Aspettate un momento!"
Aveva una piccola scatola di metallo; si avvicinò con la scatola e la mise nella cassa.
Chiusero la bara e la portarono via. E quindi la sua amica le disse:
"Ragazza, sapevo che non eri così tonta da mettere tutto quel denaro là dentro con tuo marito."
La mogie fedele rispose:
"Senti, io sono una persona credente; non posso tornare sulle mie parole. Gli ho promesso che avrei messo quei soldi nella bara con lui."
"Vuoi dire che hai messo tutto quel denaro li dentro con lui!?!?!?"
"Certo che l'ho fatto" disse la moglie "L'ho preso tutto, l'ho messo sul mio conto, e gli ho fatto un assegno... Se riesce a incassarlo se li può spendere tutti."

lunedì 15 novembre 2010

Jeffery Deaver - Il filo che brucia


Thriller con i personaggi seriali di Deaver: Sachs, Rhyme, Sellitto, Poulansky, Thom e tutta la bella compagnia, fino a Kathrine Dance.
Mentre il detective tetraplegico è occupato a collaborare con i messicani alla cattura di una vecchia conoscenza, l'efferato killer chiamato 'l' Orologiaio', una tremenda scarica elettrica colpisce un bus proprio nel centro di NY, uccidendo un uomo.
Purtroppo il killer 'elettrico' inizia una serie di ricatti e di attentati, e cosi' Rhyme e -soprattutto- Sachs sono costretti ad occuparsene...
Solita pessima figura di FBI e tronfi poliziotti tanto specializzati quanto politicizzati: insomma, da Deaver direi.
Benche' l'idea della corrente come arma sia buona, e benche' Deaver si sia sforzato di rendere il clima di terrore in cui questo killer invisibile, l'alta tensione, getta gli inquirenti, il libro non è scorrevole, appare forzato e viaggia a strappi.
Anche alcune trovate che conducono la vicenda in porto mi sembrano poco fluide, poco consequenziali.
Insomma, un Deaver scarico (hehehe!), poco ispirato, ed un prodotto-libro che sembrerebbe gia' lo sviluppo di un format televisivo, in cui ogni personaggio-attore a contratto ha la sua parte da recitare.
Se non siete superamanti del duo Sachs-Rhyme, la lettura di questo libro non è indispensabile.

domenica 7 novembre 2010

Spleen

(Grazie Carla)
http://it.wikipedia.org/wiki/SpleenQuattro sono i componimenti che, nella prima sezione dei
I fiori del male dello scrittore francese
Charles Baudelaire, si presentano sotto questo titolo; l'ultimo di tale breve ciclo è senza dubbio il più celebre. Da esso emerge che il poeta si sente estraneo ad un mondo che lo rifiuta e, conscio della propria incapacità di trasformarlo, assiste impotente al tramonto di ogni speranza e alla vittoria dell'angoscia, che diventa tragico emblema di tutto il suo essere. I termini e il tono della poesia conferiscono al sentimento analizzato la concretezza di un male che è anche fisico oltre che psicologico
 
E' splendido come questa parola possa racchiudere un sentimento così indefinibile e complesso.
Anzi, direi: spleen-dido!
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venerdì 22 ottobre 2010

Sindrome di Attenzione Deficitaria Attivata dall' Età

SADAE(Sindrome di Attenzione Deficitaria Attivata dall'Età) 
Si manifesta così: 
Decidi di lavare la macchina 
Mentre ti avvii al garage vedi che c'è posta sul mobiletto dell'entrata 
Decidi di controllare prima la posta 
Lasci le chiavi della macchina sul mobiletto per buttare le buste vuote e la pubblicità nella spazzatura e ti rendi conto che il secchio è strapieno. 
Visto che fra la posta hai trovato una fattura decidi di approfittare del fatto che esci a buttare la spazzatura per andare fino in banca (che sta dietro l'angolo) per pagare la fattura con un assegno. 
Prendi dalla tasca il porta assegni e vedi che non hai assegni 
Vai su in camera a prendere l'altro libretto, e sul comodino trovi una lattina di coca cola che stavi bevendo poco prima e che t'eri dimenticata lì. 
La sposti per cercare il libretto degli assegni e senti che è calda..allora decidi di portarla in frigo. 
Mentre esci dalla camera vedi sul comò i fiori che ti ha regalato tua figlia e ti ricordi che li devi mettere in acqua 
Posi la coca cola sul comò, e lì trovi gli occhiali da vista che è tutta la mattina che cerchi 
Decidi di portali nello studio e poi metterai i fiori nell'acqua 
Mentre vai in cucina a cercare un vaso e portare gli occhiali sulla scrivania, con la coda dell'occhio improvvisamente vedi un telecomando. 
Qualcuno deve averlo dimenticato lì (ricordi che ieri sera siete diventati pazzi cercandolo) 
Decidi di portarlo in sala (al posto suo!!), appoggi gli occhiali sul frigo, non trovi nulla per i fiori, prendi un bicchiere alto e lo riempi di acqua...(intanto li metti qui dentro....) 
Torni in camera con il bicchiere in mano, posi il telecomando sul comò e metti i fiori nel recipiente, che non è adatto naturalmente..... 
e ti cade un bel pò di acqua.....( mannaggia!!!), riprendi il telecomando in mano e vai in cucina a prendere uno straccio 
Lasci il telecomando sul tavolo della cucina ed esci ..........
cerchi di ricordarti che dovevi fare con lo straccio che ho in mano........ 

Conclusione: 
- Sono trascorse due ore 
- non hai lavato la macchina 
- non hai pagato la fattura 
- il secchio della spazzatura è ancora pieno 
- c'è una lattina di coca cola calda sul comò 
- non hai messo i fiori in un vaso decente 
- nel porta assegni non c'è un assegno 
- non trovi più il telecomando della televisione 
- né i tuoi occhiali 
- c'è una macchiaccia sul parquet in camera da letto 
- e non hai idea di dove siano le chiavi della macchina!! 

Ti fermi a pensare: 
Come può essere? Non hai fatto nulla tutta la mattina, ma non hai avuto un momento di respiro......mah!! 

martedì 12 ottobre 2010

Le regole degli uomini

(Trovato su facebook: http://www.facebook.com/note.php?note_id=153668611333696&id=125565267489349)

Abbiamo sempre a che fare con "le regole" delle donne". Ecco qui le regole degli uomini.
Queste sono le nostre regole: (notare che sono tuttenumerate "1" DI PROPOSITO!) ;-)
1 - Le tette sono fatte per essere guardate ed è per questo che lo facciamo. Non c'è modo di modificare questo comportamento
1 - Imparate ad usare la tavoletta del cesso. Siete ragazze robuste: se è su, tiratela giù. A noi serve su, a voi serve giù. Noi non ci lamentiamo mai quando la lasciate giù
1 - Domenica = sport. E' un evento naturale come la luna piena o il cambiamento delle maree. Lasciatelo così.
1 - Fare la spesa NON si può considerare sport.
1 - Piangere è un ricatto.
1 - Se volete qualcosa, chiedetelo. Cerchiamo di essere chiari: "Sottili" sottintesi non funzionano. "Forti" sottintesi non funzionano. "Ovvi" sottintesi non funzionano. Semplicemente DITELO!
1 - "Sì" e "No" sono risposte perfettamente adeguate a praticamente tutte le domande.
1 - Sottoponeteci un problema solo se vi serve aiuto per risolverlo. Serviamo a questo. Per la solidarietà ci sono le vostre amiche.
1 - Un mal di testa che dura da 17 mesi è un problema. Fatevi vedere da un medico.
1 -  Qualunque cosa abbiamo detto 6 mesi fa non è utilizzabile in una discussione. Più precisamente: il valore di qualunque affermazione scade dopo 7 giorni.
1 - Se pensate di essere grasse, probabilmente lo siete. Non chiedetecelo.
1 - Se qualcosa che abbiamo detto può essere interpretata in due modi e uno dei due vi fa arrabbiare o vi rende tristi, intendevamo l'altro.
1 - Potete chiederci di "fare qualcosa" o dirci "come volete che sia fatta". Non tutte e due le cose contemporaneamente. Se poi sapete il modo migliore per farla, potete benissimo farvela da sole.
1 - Quando possibile, parlate durante la pubblicità.
1 - Cristoforo Colombo non aveva bisogno di qualcuno che gli indicasse la rotta. Noi nemmeno.
1 - TUTTI gli uomini vedono in 16 colori, come le impostazioni base di Windows. "Pesca", per esempio, è un frutto, non un colore. Anche "melone" è un frutto. "Malva" non abbiamo la più pallida idea di cosa sia.
1 - Se prude, grattatevi. Noi facciamo così.
1 - Se hiediamo cosa c'è che non va e voi rispondete "niente", ci comporteremo esattamente come se non ci fosse nulla che non va. Sappiamo perfettamente che state mentendo, ma così ci risparmiamo un sacco di
fastidi.
1 - Se ponete una domanda a cui non volete una risposta, aspettatevi una risposta che non volevate sentire.
1 - Quando dobbiamo andare da qualche parte, tutto quello che indossate è bellissimo. Davvero!
1 - Non domandateci mai a cosa stiamo pensando, a meno che non siate pronte a sostenere un dialogo su:- sesso,- sport,- automobili.
1 - I vestiti che avete sono più che sufficienti.
1 - Le scarpe, invece, sono troppe.
1 - Noi siamo perfettamente in forma: "tondo" è una forma.

Grazie per aver letto queste regole. Sì, lo so, stanotte dormirò sul divano.
Ma a noi uomini non importa: è un po' come andare al campeggio...

Ricollocarsi ad una certa età...


giovedì 9 settembre 2010

La corazza del manager.

Oggi ho reindossato la corazza del manager.
Sospesa nel periodo estivo per evidenti ragioni di termoregolazione, a settembre viene sempre il giorno che "devi" riprenderla. Era oggi.
Ed allora, eccomi li' con la camicia azzurra d'ordinanza, pantalone grigio e blazer blu, scarpe inglesi e calzino lungo.
Ma soprattutto c'e' lei, l'elemento più importante di questa corazza: la cravatta.
Ogni manager brandisce quest'arma con differente disinvoltura: chi l'abbina alla camicia, chi la mette in contrasto, chi la mette in nouance e chi l'abbina - elegantone - ailla tinta dei calzini.
Ma tutti, indistintamente, vi si affidano, se ne fanno schermo, la usano come supporto all'autostima. Una sorta di membro virtuale, insomma (anche se nessuno di noi lo ammettera' mai), da mostrare impudicamente all'avversario di turno.

Ma oggi, come anche l'anno passato, la corazza non mi ha fornito sicurezza o eleganza. Non mi ha descritto il mio status symbol, ne' e' stata alla base della mia sicurezza. Anzi, se devo dirla tutta, mi ci sono sentito rinchiuso, impacciato, legato. Ridicolo, in parte. Vecchio, del tutto.

Incomincio a credere che sia arrivato il momento. Per lasciarla. Almeno qualche giorno la settimana.
Non la cravatta: la corazza.


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venerdì 3 settembre 2010

Immagine.


Un bicchiere di vino.

Passeggio di sera per Milano, la nostra Milano, ancora poco affollata dai pochi rientri di fine stagione.
L'aria serale è già un po' più frizzantina, da fine estate, ed i negozi del centro iniziano a concludere la fase dei saldi, presentando le nuove collezioni.
Poca gente per strada, per lo più ancora turisti, o junior manager già rientrati a presidiare un business del quale nulla interessa veramente alle loro Corporation.
Passeggiamo tranquilli, osservando l'isola pedonale di Via Dante, con il Castello illuminato alle nostre spalle e i bar ristoranti con i tavolini in strada. Non me li ricordavo a Milano, è davvero troppo tempo che non vengo qui.
Mentre osserviamo un palazzo dalla facciata sfacciatamente bianca ('L'hanno ripulito, guarda, sembra di gesso...'), un uomo un po' trasandato e carico di borse si avvicina camminando nel senso opposto.
Lo guardo di sottecchi, più che altro lo tengo d'occhio, non sono molto tranquillo, è troppo che non vengo qui, non so bene cosa aspettarmi dalla 'mia' Milano che non è più proprio così mia...
Sembra immerso nei suoi pensieri, cammina deciso come sapesse esattamente dove andare, e mi rilasso un po', tornando a guardare più la
via che non proprio lui.
"Buonasera!" ci dice improvvisamente "Scusate, buonasera."
Lo guardiamo: gli occhi non sono vacui, nè allucinati. I modi sono garbati, ed anche dignitosi. Non è un questuante, non lo sembra.
"Volevo chiedervi un favore..."
Lo osservo meglio, leggermente più rilassato: vuoi vedere che, a dispetto dell'aspetto, vuole proprio chiederci un'informazione stradale?
Mi giro verso di lui e lo fisso: penso di avere uno sguardo quasi benevolo, ma non ne sono proprio sicuro.
Lui allora ci dice:
"Signori, avete da darmi una moneta?"
Poi si affretta ad aggiungere, quasi in tono di scusa, quasi giustificandosi: "No, tranquilli, non ho fame! Solo mi serve una moneta, 50 centesimi.."
Gli rispondo, guardingo: "Ma a che ti servono?"
E lui, con la naturalezza più assoluta, tirando fuori da tasca una manciata di altre monetine, mi risponde serissimo: "Per un bicchiere di vino!"
Allibisco per l'impertinenza che mi spiazza, ma mi sciolgo a ridere, e cerco nel mio jeans una moneta per quell'uomo.
Trovo un euro, ed ancora con un sorriso incredulo paralizzato sulle mie labbra, glielo porgo.
"Grazie, mi avete salvato la serata!", e con mezzo sorriso se ne va, contando i suoi averi ormai sufficienti per quella notte.
Restiamo lì a guardarlo mentre si allontana, bianco con i suoi capelli neri arruffati e con il suo fagotto nero sulla spalla.
Siamo fermi immobili, come imbambolati, in piedi nella via: non riusciamo a cancellare dalle nostre bocche quel sorriso storto che quell'uomo ci ha lasciato. E nemmeno riusciamo a cancellare quel senso di leggerezza verso i problemi (quelli che noi pensiamo di avere) che lui ci ha lasciato nel cuore al prezzo di una sola moneta.
Lui invece se ne va: cammina deciso come sapesse esattamente dove andare.

giovedì 2 settembre 2010

La luna lo sa.

Dove eravamo rimasti? Ah, sì. Raffaella Masini ha portato brillantemente a conclusione l'affare di un misterioso mercante d'arte (Nudo foglie verdi e busto), durante il quale ha conosciuto a New York Phil Jackson. Con lui ha passato alcuni momenti potenzialmente speciali, anche se il loro breve rapporto è stato caratterizzato da reciproche posizioni sulla difensiva. Ora lei sta viaggiando in treno verso Venezia, per una breve vacanza. Anche Phil è atterrato a Roma, e con la sua Mercedes coupè nera si sta dirigendo verso la città lagunare...


Sabato pomeriggio, Lei

Il treno aveva sgroppato velocemente lungo la pianura padana, e finalmente stava arrivando a destinazione. Raffaella Masini guardava fuori dal finestrino il panorama che via via era andato modificandosi: ora presentava visibili tracce di boom industriale selvaggio, spesso lasciato senza riguardi al degrado del tempo. Malgradola tristezza che le appariva fuori dal vetro, Raffaella era lieta.
Venezia era vicina, e con la città si avvicinava anche il momento in cui l'avrebbe reincontrato.
Il treno ora singhiozzava, fermandosi di quando in quando a un segnale e ripartendo subito dopo: stavano per raggiungere la stazione di Venezia Santa Maria, e ora - se ci si impegnava - dai finestrini si poteva percepire anche la presenza del mare.
Il pensiero di Raffaella tornò ancora una volta a Phil, l'uomo di New York...

Da "Scrivere... per essere letti"
Leggi tutto: http://pennelibere.blogspot.com/search/label/La%20luna%20lo%20sa

lunedì 30 agosto 2010

David Grossman - A un cerbiatto assomiglia il mio amore


Dopo lunghe serate e due interruzioni, finalmente ho completato le 770 pagine di Grossman.
Di questo libro ho cambiato opinione più volte.
Inizialmente sembrava onirico, trasognato, irreale: tre ragazzi (ma ne vedi solo due) chiusi in un reparto ospedaliero che sperano di tornare a vivere, almeno un po', in uno stato di Israele segnato dalla guerra continua.
Poi mi è parso catartico, la ragazza di allora che fa a botte con il suo passato, il marito, i figli, le sue certezze così poco certe, le sue paure così irreali, le sue sensazioni così.. così..
Mi ha aiutto mia moglie: così femminili. Strano che lo scritore sia un uomo.
C'è stata poi la fase cinica: se voleva raccontare un menage a trois poteva risparmiarsi le 770 pagine...
E infine la fase curiosa: ma come può andare a finire un libro così?
Non lo avrei immaginato, non credo sia facile immaginarlo.
Alla fine il libro è stato bello, intenso.
Penso sia più piacevole per una donna, mi pare si possa identificare maggiormente con Orah, la protagonista, e condividerne il ricordo di certe emozioni e paure tipicamente al femminile.
Però, ribadisco il concetto, mi pare lungo, eccessivamente e senza una reale necessità.
Bravo Grossman, ma... cercasi lettori veramente appassionati.



mercoledì 25 agosto 2010

James Patterson Liza Marklung - Cartoline di morte

Esperienza a quattro mani per i due affermati giallisti.
Una coppia americana, in viaggio in europa, uccide altre coppie, una per citta', con un modus operandi singolare: prima invia una cartolina a mo' di avviso, poi una truculenta foto come conferma.
Arrivati a Stoccolma, scelgono quale giornalista destinataria delle missive Dessie Larsson, ex moglie di un esperto d'arte che le dara' la prima chiave di lettura del mistero, ex compagna-amante della investigatrice incaricata delle indagini (eh si', lesbo: non ci facciamo mancare nulla), nonche' cugina prediletta di un potente gangster locale: sfigati gli assassini, eh?
Non abbastanza: nel primo omicidio avevano ucciso l'unica figlia di un bravissimo detective della omicidi di NYPD: questo ha fatto della loro cattura la sua missione, e naturalmente il sodalizio giornalista-detective diventa quasi letale: tra l'altro lui puo' contare su informazioni esattissime che arrivano da LA, da un ex FBI ammalato di tumore.
Penso sia inutile dire come va a finire.
Tra l'altro Dessie e Jacob Kanon l'americano diventano intimi, malgrado la differenza d'eta', e Dessie incredibilmente mostra di avere splendide doti anche in un'altro campo (doti tra l'altro fantastiche per un cinquantenne): sarebbe da sposare.
Il libro ti prende fuoco in mano, e' scorrevolissimo e non presenta alcun problema di comprensione.
L'idea di fondo e' intrigante, ed ad un certo punto sei spinto a mettere anche tu in dubbio l'evidenza.
Pensavo di notare differenze di stile tra le pagine dei due, ma non ne ho viste: tutto ben amalgamato.
Bello. Un po' improbabile, ma piacevole.

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domenica 8 agosto 2010

Andrea Camilleri - La caccia al tesoro

Mentre leggo Grossman (il suo monumentale "cerbiatto" ne numera 781) sento il bisogno di un intervallo. La scelta cade sull'ultima indagine del Montalbano nazionale, in lingua italo-sicula.
La storia sorprende un investigatore in crisi per gli anni che passano, come succede ormai da qualche episodio. Mentre a Vigata non succede nulla di criminalmente rilevante, l'inerzia lascia spazio nella mente del nostro a qualche amara riflessione di troppo sui danni che il passare del tempo ci procura. E tanta distrazione gli impedisce di vedere chiaramente gli indizi che un pazzo criminale lascia durante i suoi misfatti.
Poi il Montalbano nazionale si riscatta, ma...
Racconto un po' fiacco, compensato da una certa dose di truculenza invero rara nell'autore.
Leggero da ombrellone, sempre piacevole, ma lontano da certe sue opere precedenti.
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martedì 27 luglio 2010

Nudo, foglie verdi e busto

Il maggiordomo bussò discretamente alla porta dello studio, e poi entrò fermandosi poco oltre la soglia con compita deferenza.
"Mi ha chiamato, Signore?" chiese con la consueta cantilena senza inflessione.
Sasha restò seduto sulla poltrona di pelle rossa collocata proprio nel mezzo del locale, e continuò a guardare fuori dalla finestra: all'esterno la mattinata di primavera incominciava a mostrare qualche colore in più oltre ai soliti bianco-neve e bruno-tronco-d'albero-spoglio. Alla varietà cromatica si erano aggiunti il verdolino della prima erbetta appena spuntata dalle nevi e l'azzurro tenue dei primi cieli non più velati da plumbee nubi cariche di elementi pronti a rovesciarsi di sotto.
"Hai già saputo, James?"
Gli piaceva chiamarlo James: per Sasha lui 'aveva' una faccia da James, non avrebbe dovuto chiamarsi in altro modo con una figura come la sua, alto e impettito come se avesse divorato un palo, ma al contempo armonioso ed elegante in tutte le sue movenze. Così lo chiamava James daquando aveva iniziato il suo servizio in quella casa....


Da "Scrivere... per essere letti"
Leggi tutto: http://pennelibere.blogspot.com/search/label/Nudo%20foglie%20verdi%20e%20busto

domenica 11 luglio 2010

Carlos Ruiz Zafòn – Il palazzo della mezzanotte


Nella Nota dell'Autore, in premessa, Zafòn dichiara che questo romanzo è un elaborato per ragazzi che ha l'ambizione di piacere a giovani e meno giovani.

Sul fatto che sia un romanzo per ragazzi, mi trova perfettamente d'accordo.

Ambientato a Calcutta, nel maggio del 1932, parla di un gruppo di orfani che si uniscono in società tra loro per raccontarsi storie di fantasmi, giurando di proteggersi tra loro fino alla morte(!).

In questa situazione finiscono davvero per trovarsi coinvolti in una storia di fantasmi veri, e la morte ad un certo punto li lambisce davvero.

Solido romanzo, con accenni all'horror per ragazzi nello stile lieve di Zafòn, mai truculento. L'opera è infarcita di valori di amicizia, solidarietà, verità, giustizia e via di questo passo, ed è narrata nella consueta dicotomia "Ragazzo è ingenuo perciò buono/Adulto è conscio perciò cattivo".

La trama affascina e tiene incollati al libro senza pause fino alla fine. Ma il contenuto è assolutamente fiabesco, cioè per nulla verosimile.

Una bella favola, ben scritta. Adatta anche a un pubblico minore, fin dai 12 anni.

Ma, in verità, l'ambizione dell'autore dichiarata in premessa, a mio avviso, resta solo ambiziosa.

sabato 10 luglio 2010

Alessandro D'Avenia - Bianca come il latte, rossa come il sangue.

Quattro ore: tanto è durato il mio idillio con Leo e i personaggi che si muovono sullo sfondo della sua vita. Raramente riesco a 'fumarmi' (lo slang è qui d'obbligo) un libro a questa velocità, ma D'Avenia ha confezionato un bel prodotto: fresco, leggero, adattivo...
Adattivo?!? Sì, perchè si adatta perfettamente a quello che in cuor tuo speri proprio che succeda, a patto che uno riconosca che, se certe cose si avverassero, saremmo nel fantasy più che nella fiction.
Leo è un ragazzo di 16 anni, e lui si dibatte nei problemi serissimi della sua età: la scuola, le ragazze, gli amici, i genitori, il futuro (inteso come dopodomani, niente di più lungo)...
(Per inciso: poco importa se questi non sono problemi globali: forse è ora di capire che ogni età possiede i problemi che è capace di affrontare. Quelli più grossi, semplicemente, per loro non esistono..)
I suoi punti di riferimento sono quelli di un ragazzo di questa età: gli amici, i genitori e gli educatori. E quest'età è 'incerta', come l'ha splendidamente definita la Vegetti Finzi, proprio perchè alcuni punti fermi vengono a mancare, ed i ragazzi ne cercano ossessivamente altri, disposti a prenderli quali che siano purchè siano.
Leo divide la sua esistenza in colori: bianco=niente, rosso=emozione intensa, e così via. I fatti che vive gli faranno salire un altro gradino nella sua personalissima scala evolutiva, e scoprirà che nella dicotomia rosso/bianco ci sono altre gradazioni: azzurro, oro, nero.... E con questa nuova consapevolezza scopre anche alcune persone tra quelle che vivono intorno a lui; le scopre diverse da come le ha sempre viste. 
Il libro passa leggero attraverso alcuni grandissimi temi, come la morte, o come Dio: questa è la maggiore critica che viene fatta a D'Avenia, ma io ritengo che il punto di vista del ragazzo (focale in questo libro) è proprio così semplificato, e che bisogna di certo tenerne conto per capirne lo sviluppo. Perchè questo è sicuramente un libro diretto agli adulti: un ragazzo, leggendolo, capirebbe immediatamente che è scritto da un 'Prof' e non da un suo coetaneo, sia pur frequentante un liceo classico.
In definitiva, il libro è a mio avviso obbligatorio per chiunque abbia un adolescente (e intendo 'un' con o senza apostrofo), ma non sia così sfiduciato da considerarlo un mostro irrecuperabile: nella vita reale, infatti, il lieto fine è molto gradito, e questo libro una speranza la lascia.

venerdì 9 luglio 2010

Ildefonso Falcones - La mano di Fatima

Dopo la Cattedrale del Mare, libro lunghissimo e molto interessante, che in definitiva mi era proprio piaciuto, mi sono cimentato in un altro 800 del Falcones.
L'argomento è legato ai Moriscos (i musulmani spagnoli di origine araba, perseguitati dall'Inquisizione), ed è sviluppato da Falcones con un indubbio accurato approfondimento delle tematiche storiche (nel racconto
abbiamo il resoconto di una serie di insurrezioni contro la cattolicissima corona spagnola, tutte stroncate nel sangue grazie all'atteggiamento del sovrano turco).
Ma l'autore non si limita a un romanzo storico: approfondisce accuratamente la spiritualità moresca, e la conseguente fede nel Profeta, e prova a dipingere gli spagnoli 'cristiani vecchi' come oppressori anzichè come virtuosi propalatori di un credo vero e giusto.
I Moriscos ci fanno un po' la figura dei nativi americani, vessati e angheriati dai ferventi cristiani che portano la civiltà a dei selvaggi.
Il punto di vista del racconto è interno alla comunità moresca: e questo dà il destro a Falcones di approfondire svariati tratti della cultura musulmana, sia in chiave religiosa che in chiave semplicemente... culturale.
Il nostro protagonista, come già accadde la volta precedente al suo collega de 'La cattedrale del mare', riesce a non farsi mancare niente: in 800 pagine e poco meno di 40 anni di vita riesce ad arricchirsi e a immiserirsi una dozzina di volte, passando dallo status di più onorato a quello di più detestato della sua comunità: almeno una decina di figli, alcune mogli e alcuni amori condiscono tutta la storia, con la straordinaria capacità del protagonista di intuire sempre la decisione peggiore, e inevitabilmente sceglierla in tutta libertà.
Falcones è ammirabile, perchè riesce in due intenti non da poco: rendere tanto inverosimile il suo personaggio da essere perfettamente reale, e saper narrare in 800 pagine quello che un qualsiasi saggista avrebbe faticato nel raccogliere in un centinaio di cartelle, bibliografia inclusa.
Il giudizio? Bello, ma deve piacere il genere.

mercoledì 30 giugno 2010

Scala di valori professionale

Chi sa, fa.
Chi non sa fare, insegna.
Chi non sa insegnare, coordina.
Chi non sa coordinare, supervisiona.
Poi ci sono coloro che non sanno fare, non sanno insegnare, non sanno coordinare e non sanno supervisionare.
Generalmente è tra questi che vengono scelti i nostri ministri.

lunedì 28 giugno 2010

Citazione da "La mano di fatima"

"Se un Musulmano sta combattendo e si trova in territorio pagano, non è obbligato a mostrare un aspetto differente da quello di chi lo circonda. In simili circostanze, il Musulmano può scegliere di assomigliare a loro o esservi costretto, a condizione che il suo atteggiamento implichi una utilità religiosa, come predicare la propria fede, venire a conoscenza di segreti e trasmetterli ai Musulmani, evitare un danno o qualsiasi altro scopo vantaggioso."
AHMAD IBN TAYMIYA (1263 - 1328)
famoso giurista arabo

(citazione di apertura del libro di Ildefonso Falcones, "La mano di Fatima")

martedì 22 giugno 2010

Adolescenti ed educatori


Non ho mai considerato Don Mazzi un genio dell'educazione solo perchè E' Don Mazzi, come non l'ho fatto per altri nomi che nei singoli periodi storici sono andati  per la maggiore.

Ogni volta va valutato il risultato che ciascun educatoe ottiene, e spesso lo si può giudicare solo molti anni dopo, quando gli educandi  hanno concluso il processo educativo a cui sono - obtorto collo - sottoposti.

Però alcune intuizioni sono condivisibili, e spesso la formulazione del concetto fatta da un terzo può risultare più felice della propria.

A questo proposito ho letto qualche settimana fa, mentre ero in sala d'attesa per una visita medica specialistica, una intervista appunto a Don Mazzi, pubblicata sul mensile Vivere del Novembre 2009, che prossimamente cerco di linkarvi per intero.

E questa frase, rivolta a noi genitori ed educatori, mi è sembrata illuminante:

"Un buon educatore deve essere ottimista. Chi legge il Vangelo sa bene che il Signore salva gli irrecuperabili. Insomma se avete a casa una figlia che rompe poco datele un bacio, se rompe abbastanza datele due baci, se rompe tanto datele tre baci."

Direi fin troppo chiara, nella sua assurda semplicità.

venerdì 18 giugno 2010

Lakers: 16° anello.


Eccolo qui: la notte passata è arrivato il difficile Back-to-back.
2010 dunque ancora Lakers sul tetto del mondo cestistico: anello più bello perchè ottenuto contro gli avversari (avversari, non nemici!) storici, i bianco-verdi di Boston, quelli del Boston Pride.
E così fanno 16! 
Quanti bei nomi tra i 'lacustri', quanti campioni purissimi: West (la sagoma del logo NBA), Chamberlain, Magic, Jabbar, Kobe... E quanti ne sto dimenticando, specie tra quei comprimari che fanno la differenza: uno per tutti 'Coop'...
Ma la foto più bella, secondo me, è il primo piano di Kobe.
Inimitabile, come lo è sul parquet.
Gialloviola a vita!

Coppie

(Credito Blog: Il Pavone Bianco - http://ilpavonebianco.blogspot.com/2010/06/coppie.html)
Lei: Ciao !
Lui: Finalmente! Da quanto tempo aspettavo questo momento!
Lei: Vuoi che vada via?
Lui: No! Come ti viene in mente? Solo a pensarci, rabbrividisco!
Lei: Mi ami?
Lui: Certamente! a tutte le ore del giorno e della notte!
Lei: Mi hai mai tradito?
Lui: No! Mai! Perché me lo chiedi?
Lei: Vuoi baciarmi?
Lui: Si, ogni volta che ne ho l'occasione!
Lei: Saresti mai capace di picchiarmi?
Lui: Sei impazzita? Lo sai come sono io!
Lei: Posso fidarmi di te?
Lui: Si!
Lei: Tesoro...
***
Dieci anni dopo:
Basta leggere il testo dal basso verso l'alto...

venerdì 11 giugno 2010

Curiosità: ma perchè a teatro ci si augura "MERDA MERDA MERDA"?

Mi sono chiesto spesso il perchè di questa strana usanza degli artisti: prima di iniziare una qualsiasi esibizione, si usa gridarsi l'un l'altro "Merda! Merda! Merda!".
La cosa, dapprima da me accettata 'as is', mi ha sempre un po' lasciato basito: cultura e volgarità vanno spesso assieme, una sorta di opposti che is attraggono forse, ma...
Poi, grazie a un blogger (http://www.professioneanimatore.com/2009/08/26/merda-merda-merda/) ho trovato la spiegazione. La riporto virgolettata:

"Perchè prima di entrare in scena si grida merda?
Si dice "Tanta merda" o "merda,merda,merda" per portare fortuna ad uno spettacolo.
La spiegazione è semplice: nell'800, quando le automolbili non erano ancora state inventate si andava in carrozza agli spettacoli teatrali e quando lo spettacolo aveva successo, voleva dire che c'era tanta gente, che equivaleva a dire tante carrozze e quindi tanta merda di cavallo all'entrata del teatro."

Semplice, no?

giovedì 10 giugno 2010

John Grisham - Il ricatto


Dopo tanto tempo, mi sentivo in sindrome d'astinenza da thriller: un Grisham mi ci voleva proprio.
Kyle McAvoy (già il nome mi rimette in pace con l'adrenalina soffocata negli ultimi tempi dai Gramellini e compagnia varia) è un giovane studente di legge a Yale, uno dei migliori del suo corso.
Sta per essere inserito in uno dei migliori studi legali di Wall Street, nel cuore economico della Grande Mela (e di tutti gli States, quantomeno...), ma qualcuno scava nel suo passato e trova qualcosa che nemmeno il giovane ricordava di aver compiuto.
Da qui prende l'avvio un complesso ed intricato sistema di ricatto al giovane talento, e soprattutto ai danni dei suoi nuovi ignari datori di lavoro.
La storia si dipana avvincente, e quando tutto quello che deve succedere succede, quasi è troppo presto, quasi non sei ancora pronto ad assimilarlo.

Bello. Non si deve pensare a niente, non si devono trarre improbabili insegnamenti per la vita: stavolta basta leggere e gustare.
Era quello che ci voleva.

Ora riattacco con Ildefonso Falcones, ed il suo 'La mano di Fatima" che ho parcheggiato per qualche settimana...

mercoledì 9 giugno 2010

Una utile iniziativa

Mi sono imbattuto in questa iniziativa in una farmacia di Monza.
Un gruppo di persone, supportate economicamente da un Rotary Club, ha realizzato, stampato e distribuito questi volantini che spiegano per sommi capi come ci si debba comportare quando si vedono i sintomi di un attacco cardiaco o di un ictus.
Spesso tutti noi ne parliamo, ma probabilmente pochi realmente conoscono il problema, le sintomatologie e soprattutto cosa fare subito.
Maggiore informazione, in questo caso, corrisponde a più vite umane salvate.
Bravi, bell'idea.
Ed una volta tanto, spesi bene anche i soldi dei Rotary Club.

venerdì 28 maggio 2010

Massimo Gramellini - L'ultima riga delle favole


Un intero libro per dire meno di niente.
Gramellini ha scritto una lunga fiaba, dai contenuti a me parsi nemmeno tanto coinvolgenti, per fare una dissertazione sulla condizione attuale dei cuori separati e nuovamente alla ricerca di amore dopo i 40 anni.
Un individuo con chiari problemi risalenti alla sua infanzia momentaneamente muore per poter accedere (ma guarda che fortuna) ad una SPA dove rimettono in sesto non i corpi ma le anime.
Che peraltro lui non sa nemmeno di avere.
E che ritrova - faticosamente - girando per vasche e piscine, per grotte e anfratti, accompagnato da improbabili guide spirituali.
Compagni d'avventura una attrice con un fisico esplosivo (?!?) ma una lunga storia alle spalle di amori falliti e di uomini egoisti di cui non ci si riesce mai a liberare, e un nichilista dei nostri giorni.
Il nostro eroe impara che emozione non è sentimento, e che amarsi è meglio che non volersi per niente bene.
Un lungo brodo, insaporito con spezie di Yoga e di pensiero Zen, e sostenuto da buoni propositi presi a prestito dalla dottrina religiosa di casa nostra: in questo liquido appena colorato galleggiano crostini di vita già visti e letti altrove.
Insomma, ho perso tempo. Molto pubblicizzato, grande attenzione mediatica, ma...
Non lo consiglio proprio.

martedì 4 maggio 2010

Carezze per il cuore - una bella iniziativa



Una cara amica mi ha segnalato questa iniziativa.

"Giovanna Tonelli (www.giovannatonelli.it), ha varato una bella iniziativa per dare un contributo morale alle popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto dell’anno scorso. È un libro di fiabe, scritto da bimbi, pubblicato su internet e a disposizione di chiunque voglia scaricarlo. Si intitola “Carezze per il cuore”. Per scaricarlo basta andare sul link http://www.giovannatonelli.it/Altre_pubbl.html.
È gratis. Non è richiesto alcun compenso in nessuna forma.
Chi ha bimbi lo stampi e glielo doni.
Chi non ha bimbi lo stampi e lo doni ai bimbi chi conosce.
Chi non ha bimbi e non conosce nessun bimbo… lo stampi, se lo legga e imparerà a conoscere i bimbi, rimediando alla disastrosa lacuna di non conoscerne nessuno.
A tutti chiedo di dare evidenza a questo bel gesto e di fare circolare questa mail. È una iniziativa originale, quella di Giovanna e dei suoi piccoli collaboratori; premiamola con l’attenzione che merita!"

Devo dire che mi sono leggiucchiato il libro (sono 38 pagine) e le prime 11 sono volate via in un amen... Qui di seguito riporto l’introduzione di “Carezze per il Cuore”. Leggetela e vi invoglierà a proseguire la lettura del libro. :

"In seguito al terremoto del 6 aprile 2009, che ha devastato la città e i dintorni dell’Aquila, la Biblioteca del Polo Centro della locale Università è rimasta sommersa dalle macerie ed è tuttora inagibile.
Per ricostituire e incrementare il patrimonio librario dell’ateneo abruzzese alcuni ricercatori e docenti universitari si sono impegnati a donare una copia di volumi che ritengono di alto valore scientifico, di cui possiedono due copie.
Le pagine che seguono sono state ideate e sono offerte come ringraziamento a tutti coloro che ho contattato e che hanno aderito o aderiranno a questa iniziativa.
È infatti la storia di due copie di uno stesso libro, vale a dire di due libri gemelli: uno, chiamato Primino dal bimbo che lo aveva ricevuto in dono, che costituì una compagnia preziosa per il piccolo; l’altro – Secondetto – inutilizzato, dimenticato sullo scaffale di una libreria, ma che si rivelò altrettanto prezioso in un’emergenza.
La storia dei due libri gemelli è inframmezzata da favole, che possono essere lette anche singolarmente, senza tenere conto del canovaccio che le unisce.
Le illustrazioni sono state lasciate in bianco e nero, in modo che ciascuno le colori a proprio piacere.
Questo volumetto è il frutto della collaborazione di tanti amici.
Chi scrive questa introduzione ha redatto il canovaccio e ha curato la realizzazione del libro. Le favole e le illustrazioni sono opera di ragazzi che hanno collaborato all’iniziativa, anche per offrire un abbraccio affettuoso ai coetanei abruzzesi colpiti dal terremoto: Caterina Vanni (E la primavera?), Emanuele Borsotti (Il sole Soloso e il castello di sabbia), Lucrezia Scilligo (L’Autunno), Beatrice Scilligo (L’inverno), Sabrina Borsotti (Storia della buonanotte).
La realizzazione grafica, la copertina e il disegno in copertina, intitolato Le quattro stagioni, sono opera di Paola Fontanari.
Il volumetto è stampato in formato cartaceo e in lingua italiana in un numero limitatissimo di copie.
Era però intenzione offrirne un copia anche ai colleghi di altra nazionalità che risponderanno all’iniziativa a sostegno della biblioteca dell’Università dell’Aquila, come pure farne dono a tutti i bambini che desiderassero leggerlo.
La storia dei libri gemelli Primino e Secondetto è stata quindi tradotta in lingua francese da Sophie Azzola, in inglese da Erica Brown e in tedesco da Susanne Cornet d’Elzius.
Le versioni nelle quattro lingue sono state trasferite online da Luigi Gargano e sono scaricabili gratis collegandosi all’indirizzo: http://www.giovannatonelli.it alle pagine Altre Pubblicazioni oppure Further Publications.
Per volontà di tutti gli amici che hanno collaborato alla realizzazione dell’opera, la storia dei libri gemelli è dedicata a Emily e Sofia Lawrence, come rappresentanti di tutti i bambini colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009, e alla loro mamma Silvia, cui si deve il titolo del volumetto. In una conversazione telefonica, a proposito di un’altra favola che sto per pubblicare, Silvia mi disse che trovava molto bello che io riuscissi a riservare del tempo per comporre queste “carezze per il cuore”.
Giovanna Tonelli"


(Grazie Erica)

venerdì 30 aprile 2010

'Tutti in scena' - Catania 27-29/04/2010

"L’obiettivo del progetto è promuovere e diffondere l'attività teatrale quale strumento prezioso nel processo di formazione degli alunni. Con il teatro, infatti, gli alunni valorizzano la propria persona con più facilità, aumentano l’autostima individuale, migliorano la comunicazione con gli altri, superano le barriere dovute alla timidezza, sviluppano il senso di responsabilità e accettano il sacrificio perchè utile al conseguimento di ciò che insieme ci si è prefissi di raggiungere. Il teatro è altresì uno strumento utile per imparare l’uso di linguaggi non verbali riscoprendo le potenzialità espressive del corpo e della voce, per sviluppare la fantasia e la creatività, per migliorare la memoria e la capacità di attenzione e di concentrazione, per sviluppare le capacità linguistico-espressive e per utilizzare la voce come strumento di comunicazione di stati d'animo, di emozion ie di sentimenti. Inoltre, se svolto in lingua straniera, il teatro aiuta ad utilizzare la lingua in un contesto ben preciso. Quest'anno la Rassegna è punto qualificante del progetto “Milano,Bologna, Catania: a scuoladi Costituzione”, promosso dalle scuole in rete Malpighi di Bologna, Sacro Cuore di Milano, Sant'Orsola di Catania, e scelto dal Ministero della Pubblica Istruzione per la sperimentazione dell'insegnamento di Cittadinanza e Costituzione."

Questa la presentazione del progetto.
Il mio 'piccino' ha partecipato con la sua scuola, e questa è la 'pièce' da loro interpretata:


El gran teatro del mundo
Spettacolo in spagnolo
La pièce è il risultato del lavoro realizzato durante il laboratorio teatrale di spagnolo sull’opera di Calderón de la Barca “El gran teatro del mundo”, un’allegoria in cui la vita viene raffigurata come una rappresentazione teatrale il cui scenario è il mondo.
Nella prima scena compaiono delle creature bianche che raccontano al pubblico quello a cui stanno per assistere.
Nella seconda scena l’Autore chiama il Mondo e gli presenta i diversi personaggi che reciteranno in esso. Il Mondo consegnerà ai personaggi gli abiti (ovverosia i talenti) adatti a realizzare la loro rappresentazione che tuttavia sarà svolta secondo il loro libero arbitrio.
Nella terza scena i personaggi recitano la commedia della vita sotto lo sguardo dell’Autore e l’intervento della Legge che ricorda l’essenza della gran commedia. Dopo le rappresentazioni una Voce annuncia che la loro recita è finita.
Infine nella quarta scena l’Autore parla con le creature bianche riguardo la sorte che toccherà a ogni personaggio ed invita a suo cospetto solo quegli attori che si sono distinti nella loro interpretazione.

Autore: Pedro Calderón de la Barca
Adattamento e riduzione: Liliana Tato
Messa in scena: Liliana Tato e Giuditta Mengucci
Gruppo teatro: Chiara Anceschi, Lorenzo Barteselli, Giacomo Bolchi, Francesco Carzaniga, Teresa Cascioli, Mattia Cioffi, Clara Cordero, Francesca Croci, Ilaria Fiori, Chiara Galli, Federico Giovine, Sara Lancellotti, Caterina Lia, Stefania Magni, Sofia Manzoni, Aurora Massardi, Sofia Rantas, Violetta Sassi, Marta Tonarini, Francesco Vignali.


Risultato: una gran bella esperienza dei ragazzi, a contatto con altre scuole da tutta Europa. E il fatto che il mio 'piccino' ha il suo nome stampato su un libretto teatrale prima che il mio sia stampato su quello del Teatro Nuovo...
Vabbè, meglio così.

mercoledì 28 aprile 2010

Camilla Lackberg - La principessa di ghiaccio

Alex è una donna speciale. Alex è bellissima. Alex è naturalmente molto elegante. Alex ha un marito ricchissimo che l'adora incondizionatamente. Alex è una donna molto desiderata. Alex è appena morta suicida.
Quale tra queste frasi è quella che stona?
Erica Falck invece è una scrittrice, una di quelle non ancora affermate che sono costrette a scrivere di tutto per sopravvivere. E' anche una donna normale, una trentacinquenne piacente ma ancora single, con le normali difficoltà di linea e di autostima come ognuno di noi. Erica è anche stata per alcuni lunghi anni l'amichetta del cuore di Alex, anche se poi si erano perse di vista.
Ma soprattutto Erica è la persona che l'ha trovata morta nella vasca da bagno, con le vene dei polsi tagliate con una lametta.
La scrittrice non crede al suicidio, che non è avvenuto a Stoccolma, bensì d'inverno in un paesino di villeggiatura che si anima solo durante i mesi estivi, località natale delle due amiche. Che ci faceva la bella e mondana Alex lì?
Così Erica inizia a scavare nella vita della vecchia amica, specie in quella parte che lei non conosce, quella relativa al tempo in cui le due donne sono state separate.
Ovviamente anche la locale polizia indaga: Patrick è proprio un buon poliziotto, ma anche un coetaneo di Erica e di Alex, un loro vecchio compagno di scuola, in quel paesino dimenticato.
Su questo canovaccio si muove e si intreccia tutta la storia della Lackberg, che ho trovato molto intrigante anche perchè non è così piena di colpi di scena improbabili come certi thriller americani.
Qui non ci si imbatte d'un tratto in un deux ex machina che risolve con una rivelazione tutta la vicenda. In quest'opera non vengono taciuti i dettagli, o almeno non tutti.
Ne esce un ritratto di donna (Erica) molto umana, in cerca di saldi punti di riferimento nella sua vita, ma resta calata in una realtà che conosce e che sa capire; e anche l'indagine è tutta da scoprire, da seguire, indizio dopo indizio, per raggiungere insieme ai protagonisti la verità.
Bisogna però indovinare chi la raggiungerà prima: la scrittrice o il poliziotto?
Libro davvero ben fatto, forse con qualche lacuna di traduzione.

venerdì 16 aprile 2010

Nicola Gratteri-Antonio Nicaso: la Malapianta


Ho scoperto questo libro di 'conversazioni' tra Nicola Gratteri, Magistrato Antimafia a Reggio Calabria, e Antonio Nicaso, giornalista, alcune sere fa guardando 'Che tempo che fa' di Fazio.
Gratteri mi è subito piaciuto, di pelle: mi ha dato la sensazione di persona equilibrata, onesta, che riflette prima di fare dichiarazioni o semplicemente prendere una sua posizione. Mi è anche sembrato poco interessato a una certo presenzalismo peloso e sospetto, a cui ben altri magistrati (non solo ex) ci hanno tristemente abituato.
Nella sua presentazione, Fazio lo ha 'interrogato' a lungo su questo libro, che parla di 'ndrangheta, e Gratteri ha sempre risposto pacatamente e senza riserve.
Insomma, quella sera Gratteri mi è diventato simpatico.
Questo Magistrato è impegnato da tanto tempo nella lotta a queste forme di criminalità organizzata, e per questa scelta sia lui che la sua famiglia (ho poi appreso dal libro che è sposato, ed ha un paio di figli) vivono privati della loro dimensione di libertà personale.
Ho quindi voluto andare a leggere cosa mai quest'uomo ha da raccontarci sulle Mafie, e sulla 'ndrangheta in particolare.
Il libro, come ho accennato prima, ha la struttura di una conversazione: Nicaso pone gli argomenti, fa le domande, e Gratteri risponde con puntualità e precisione. Moltissime le informazioni che se ne ricavano, non solo sul come agisca questa potentissima organizzazione criminale, ma anche sul perchè (anche culturalmente) è così profondamente radicata in quei territori e tra quelle popolazioni.
Il rischio però - in casi come questo - è che le affermazioni del libro si rivelino essere solamente tali, cioè parole non supportate da dati di fatto, da fonti attendibili e verificabili.
Ricordo un clamoroso precedente, 'Tutto il Grillo che conta' appunto del famoso Beppe Grillo, che veniva spacciato come un imperdibile libro di denuncia: lo acquistai, anche qui incuriosito, ed a fine lettura appariva chiaro che era semplicemente un meltin'pot di luoghi comuni e brani di monologhi tratti da suoi spettacoli più o meno riusciti. Di riscontri puntuali, purtroppo, nemmeno l'ombra.
Alla fine di questo libro un po' il dubbio mi è rimasto: le note ed i rimandi sono presenti, ma sono forse un po' pochi (riuniti in due facciate per una decina di capitoli, e spesso autoreferenziali, cioè testi del Nicaso stesso...).
Si dirà: questo libro è una denuncia, ma se vuoi approfondire, segui il filo della bibliografia, scava tu stesso...
Sì, certo. Ma qualche pagina in più anche in questo libro non sarebbe stata inutile: tuttalpiù chi non ne fosse interessato avrebbe potuto evitare di leggerle.
Il libro è bello e, se si è disposti a fidarsi della parola di Gratteri e poco più, anche molto interessante.

mercoledì 14 aprile 2010

Niccolò Ammaniti - Ti prendo e ti porto via

Dopo aver letto 'Come Dio comanda' e 'Che la festa cominci', ho aggredito con voracità questo altro libro di Ammaniti. Il suo stile graffiante e spregiudicato mi è piaciuto nei due precedenti romanzi: per questo nutrivo delle aspettative su questo altro libro, pur sapendo che è precedente, e che non è il tanto osanato 'Fango'.
La storia è un intreccio di varie esistenze, tutte con un minimo denominatore comune che è Ischiano Scalo, un improbabile ma verosimile paese del nostro centro-meridione, in cui le vite scorrono annoiate ed immutabli, ed in cui la 'vita' si cerca al bar stazione, o poco più in là.
C'è un giovane adolescente, con una famiglia disgregata, fa esperienze (passive) di bullismo ed (attive) di innamoramento...
C'è l'immancabile 'personaggio famoso' del paese, quello che ha trovato fortuna andandosene via da lì, ritorna trionfalmente da vincitore, ma con delle novità che non sono proprio vincenti...
E ancora il bidello della scuola, pur coniugato, ha uno strano vizio: prima va a donne di malaffare, ma poi se le porta a cena in trattoria per non mangiare solo come un cane...
Ed anche l''insegnante di italiano, austera ed inarrivabile, che scopre di aver semplicemente paura di innamorarsi e - ancor più - di non essere ricambiata...
Tutte queste trame, condite da altri personaggi "paesani" DOC, trovano il modo di intrecciarsi, e di creare una Storia che risulta inimmaginabile proprio in quel paese, così tranquillo, così pacifico...
Ammaniti è bravo, descrive bene, narra altrettanto bene, ma il mix di questo racconto ha un sapore sbagliato, troppo carico di luoghi comuni e con troppo turpiloquio francamente inutile.
Ed i personaggi spesso prendono comportamenti e decisioni che nemmeno nella più scempia realtà sceglierebbero con tanta pervicacia.
Ecco perchè sono rimasto deluso: perchè è così realistico da essere improbabile.

martedì 13 aprile 2010

Lettera ad un figlio.

Lettera ad un figlio (di Roberto Gervaso)

Ogni conquista, anche la più piccola, la più insignificante esige uno sforzo.

Tu punta sempre al massimo, chiedi a te stesso più di quello che a se stessi chiedono gli altri.
Gioca le tue carte al meglio, ma non prefiggerti troppi obiettivi. Scegline uno per volta e non lasciare nulla di intentato per raggiungerlo.

Non distrarti, che non significa negarti agli svaghi della tua età, ai passatempi che, se non ti temprano, ti rilassano. Fai la tua vita, la vita di un giovane, e non perdere la gioia di vivere, neanche nei momenti difficili, in quelli che sembrano togliertene il piacere.

Sii risoluto, ma non imperioso;
dolce, ma non arrendevole;
fiducioso, ma non corrivo;
ironico, ma non sarcastico;
ottimista, ma non troppo sognatore;
serio, ma non serioso;
semplice, ma non sciatto;
tollerante, ma non indifferente;
buono, ma non buonista.

Molti cercheranno di contrastarti, mossi dall’invidia, dalla gelosia, dalla cattiveria, ma tu tira dritto. Non scendere a compromessi disonorevoli e non subire ricatti.

Le difficoltà non mancheranno, ma se non ti perderai d’animo e saprai affrontarle, ne avrai ragione. Capiterà anche a te, come è capitato a me, di avere la peggio, di ricevere immeritati rimproveri o di subire palesi ingiustizie. Metti quelli e queste nel conto e ribellati alla sorte ostile, memorie di quel che diceva il mio mentore Seneca (fallo anche tuo): “la virtù senza le avversità marcisce”.

Guardati dagli adulatori che ti lodano non perché ti ammirano e vogliono emularti, ma per vellicare la tua vanità e invischiarti nelle loro fatue e perfide spire.

Ama le cose belle: la grande musica, la grande arte, i grandi scrittori e nei momenti di sconforto, affidati alla natura che ti stupisce con le sue prodigiose epifanie e metamorfosi e ti turba con i suoi infiniti arcani, ma che mai t’ingannerà o tradirà.

Non sentirti solo, soprattutto quando sei solo: le risorse dentro di noi sono infinite.

Giudica gli altri per quelli che sono, non per quello che sembrano o per quello che hanno.
Riponi la tua fiducia solo in chi la merita e fai di tutto per guadagnarti quella di chi stimi.
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Oggio mio padre mi ha regalato questo pensiero, in un quadretto, da appendere er averlo sempre sotto gli occhi. Penso che sia bellissimo.
Sì, anche il pensiero di Gervaso.

lunedì 12 aprile 2010

Cristoforo Colombo e l'arte di bluffare.

(grazie a Renata, a cui l'ho rubata)

Si racconta che Cristoforo Colombo, durante il suo quarto viaggio nel 1503 si arenò sulle coste della Giamaica. Visto che le provviste erano scarse si rivolse alle popolazioni locali che rifiutarono di aiutarlo.

Allora Colombo, che aveva con sè una copia di uno dei libri di Regiomontano con le predizioni delle eclissi lunari , organizzò un incontro con i capi delle popolazioni indigene e disse loro che Dio era molto offeso e che avrebbe fatto sparire la Luna.

Come previsto iniziò l’eclissi e gli indigeni spaventati dissero a Colombo che gli avrebbero fornito il cibo se avesse intercesso per loro presso Dio.

Morale della favola: altro è saper leggere i segni dei tempi e prevedere gli eventi, altro è avere il potere di provocarli.

Aggiungo io: la conoscenza delle cose - però - ti dà sempre una possibilità in più rispetto agli altri: sta a te decidere come adoperarla.

domenica 11 aprile 2010

La Divina Commedia, il Musical



Mettere in musica le liriche dantesche può sembrare irriverente, o impossibile, o una grande idea. Io sono di quest'ultima opinione: è una grande idea.

I versi danteschi sembrano preparati apposta per essere cantati, e la scelta è stata quella di sostenerli con una musica rockeggiante nell'inferno, che poi diventa sensibilmente più dolce ed orecchiabile man mano che si sale verso la cima, verso il paradiso.

Ed anche l'interpretazione che gli attori - cantanti danno è molto curata e sentita: inoltre le scenografie e gli effetti speciali sono davvero suggestivi.

Ma...?

Ma la struttura stessa della storia, la costruzione dei versi danteschi, la musica 'aulica' necessaria a narrare una tale vicenda, tutto questo è inevitabilmente 'pesante'. E malgrado la bravura di attori, registi e compagnia assortita, tale è rimasta: pesante, difficile, lenta.

Insomma, Dante è immortale, ma la sua trasposizione in musical, per quanto curata, resta un'opera di secoli fa, lontana secoli, non proponibile alla completezza del pubblico dei nostri giorni ma solo per pochi estimatori.

A me, pur - ripeto - apprezzando lo sforzo recitativo e canoro, non è piaciuta.

mercoledì 31 marzo 2010

Mario Biondi: Spazio Tempo Tour 2010 a Milano


Molto particolare lo show di Mario Biondi ieri sera agli Arcimboldi.
Ti aspetti uno spettacolo da lounge-bar, e ti trovi a un concerto in una sala zeppa di 'ragazzini dentro' completamente contagiata dalla bravura di questo straordinario mattatore.
Biondi si presenta sul palco con due band, ed il palco stesso è virtualmente diviso a metà da un tappeto rosso posto sulla linea longitudinale centrale. La band di sinistra è una jazz-band: 3 fiati (sax-clarinetto-flautotraverso, tromba e trombone) 1 pianoforte a mezzacoda, 1 (mitico) contrabbasso e la batteria. La band di destra è più contemporanea, tastiere, chitarra elettrica e basso, più batteria e xilofono; con questa band si esibisce anche una cantante in abito da sera: bellissimi i suoi sandali, ma ancor più bella la sua voce. Il trait d'union tra queste due anime musicali è il percussionista, infaticabile generatore del necessario ritmo.
Le due band si alternano nell'esecuzione dei pezzi, a volte elementi dell'una suonano con l'altra, in alcuni casi (Be lonely, per esempio) suonano anche tutti insieme: interessantissimo il momento in cui le due batterie hanno suonato in contemporanea...
E poi c'è lui: 'lavorato' a dovere dal tecnico luci, lui canta, accenna a qualche passo di danza, si intrattiene con il pubblico, sottolinea ora questo ora quel virtuosismo di uno dei suoi musicisti, incoraggi gli applausi... domina per oltre 2 ore la sala ipnotizzandoci con la sua voce fantastica ed i suoi sound avvolgenti.
Molti i pezzi del nuovo album, ma anche due inaspettati cameo, materiale scelto ed intagliato da lui stesso: un duetto con Renato Zero, ed un virtuosismo alla chitarra classica di Giovanni Baglioni, suonata in un modo quanto meno nsolito ma efficacissimo.
E mentre la serata scorre dolcemente tra vocalismi virtuosi e virtuosismi musicali, lui ci concede tutta la sua energia e la sua profondità canora; poi - di quando in quando - si siede sulla enorme poltrona che è annidata in mezzo all'orchestra, proprio al centro della musica, e si gode anche lui questo grande spettacolo.
Lo spettacolo è molto curato, non solo dal punto di vista musicale, e Mario è un grande affabulatore, che prende su di sè i sogni di tutti noi in sala, e li fa volare sulle sue note e sulla sua voce.
Splendido.



martedì 30 marzo 2010

Le scorciatoie...

Storiella che fa sorridere e pensare, per la quale devo ringraziare Kara per la sua segnalazione.



"Signore, è troppo pesante. Per favore fammene tagliare via un pezzetto!"



"Signore, fammene tagliare via un'altro pezzetto. Così potrò trasportalo più agevolmente..."


"Signore, ti ringrazio davvero tanto!"



"USATELI COME FOSSERO PONTI E PASSATE DALL'ALTRA PARTE!"

"Nooo! E' troppo corto! Non ci arriva..."