venerdì 14 gennaio 2011

Jeffery Deaver - La figlia sbagliata



Deaver continua a seguire questa nuova ispirazione, che lo avvicina a argomenti più impegnativi che non la classica ricerca del colpevole con il finale più o meno pirotecnico.
Stavolta ci addentriamo nella psiche umana, nelle sue deviazioni più o meno patologiche, e nella paura che queste fanno alla 'gente comune'.
E ci confrontiamo con veri e propri manipolatori di cervelli: i terapeuti possono infatti aiutare i malati a trovare un modo per sopravvivere alla loro condizione, ma possono - nello stesso modo, cioè con la potenza delle parole e della persuasione - indurli a fare cose che loro non farebbero mai da soli...
Già sento i commenti: "Sai che novità".  Sì, ma... Deaver stavolta ipotizza che non sia solo uno strizzacervelli colui che si avvantaggia di questa abilità, ma che lo faccia anche un abile avvocato. Entrambi sono coinvolti in una storia un po' misteriosa, ed entrambi si sfidano in questa singolar tenzone, per avere ciascuno il sopravvento sull'altro. Che significherà vita o morte, a seconda di chi prevarrà.
La gara però non si svolge tra malati cronici, bensì tra persone reputate 'normali', 'a posto'. Ma che proprio normali, a posto, o -men che meno - equilibrate proprio non risulteranno.
Un libro con una tensione piuttosto medio-bassa, che si sviluppa da un'idea ancora una volta buona, ma che non sembra essere nelle corde dell'uomo.
Sufficienza meritata, ma solo poco di più di un sei, visto anche qualche inverosimilità di troppo (vero Josh?).


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