Salto vorace sullo scritto, pronto a confrontare le mie difficolta' con quelle di Serra, desideroso di annuire con sorrisi amari davanti a descrizioni di "loro" che penso avrei potuto benissimo aver tratteggiato io, ansioso d'esser confortato in quella indissolubile rete che si forma tra le vittime di soprusi analoghi, o presunti tali.
L'Autore frastaglia luoghi comuni di giovani smidollati con realistiche incazzature da padre irritato davanti l'incomprensibile atteggiamento perdurante di questi ragazzi che titola il libro.
E pian piano in me l'attesa di immedesimazione con la voce narrante si allunga sempre piú, e l'attesa di ritrovarmi in una speciale vicinanza lentamente sbiadisce, fino a svanire...
Perché il padre che esce da queste pagine é un padre perdente, impaurito, incapace di vedere oltre se stesso la diversa vitalita' in quel figlio.
Un genitore che non riesce a confrontarsi con una realta' che non gli appartiene, perché é stata inequivocabilmente plasmata da un'altra generazione: e proprio per questo la nuova cultura diventa volutamente impenetrabile alle scale di valori usate dagli "altri", dai "vecchi", e in definitiva da lui.
Da queste pagine l'uomo di ieri si tratteggia da solo come derelitto relitto di un'altra epoca, sconfiggibile e stanco, ormai senza altra occupazione futura se non l'esercizio della amara critica e il lento crogiolarsi nei rimorsi per quello che sarebbe potuto essere ma non é stato capace di far divenire.
Non rivelo il finale del libretto, che in realta' ha un totale compimento in se'; Serra ha una penna splendida, e la sua capacità di ritrarre è magistrale.
Ma se qualcuno pensava di leggere righe confortanti sul conflitto generazionale, o peggio ancora formule risolutive, guardi altrove.
Qui si illustrano i fatti per quello che sono: due mondi che si sfiorano, ma non intendono riconoscersi l'uno figlio dell'altro, anzi nemmeno lontani parenti.
Per ora.
Fino a che non sorgera' la prossima futura nuova generazione.
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