Nuova fatica per il poliedrico Fabio Volo, volume che mi é stato regalato proprio per Natale (grazie).
La storia narra di due fratelli, duramente provati dalla Vita nel periodo della loro adolescenza, e che - anche per questo motivo - si erano pian piano allontanati, sia dal punto di vista umano che da quello fisico.
Fisicamente, perché mentre il fratello piú razionale e amodino resta 'nei pressi' della casa paterna, l'altro fratello piú ribelle e istintivo segue la propria strada che lo porta a lavorare in una Londra da sogno.
Ma anche umanamente, laddove Volo rappresenta nei tratti caratteriali dei due uomini le classiche due facce della stessa luna: mentre l'uno é serioso l'altro é sfacciato, quando l'uno é premuroso l'altro é un po' egoista, tanto uno sembra 'posato' tanto l'altro rifugge ogni complicazione interpersonale.
Vite divergenti, dunque, come in ogni famiglia che si incontri; fino a che qualcosa di inopinato non scatta e fa sparigliare le carte.
Ne nasce un viaggio a ritroso, dove la pellicola delle loro esistenze si riarrotola per soffermarsi nuovamente, uno dopo l'altro, sui loro vari momenti irrisolti, sia personali che interpersonali.
Sara' l'occasione per ritrovarsi? Riusciranno a prendere vicendevolmente l'uno dall'altro i giusti spunti per colmare i rispettivi vuoti? All'ultima pagina la risposta...
Volo approfitta di questo intreccio per sondare vari generi di rapporti: tra fratelli, tra genitori e figli, tra coppie...
Il tentativo pero' mi pare resti molto in superficie, proprio perché tutti i personaggi si muovono ingabbiati in invisibili stereotipi che spesso risultano molto... televisivi.
Anche il personaggio del fratello un po' "scapestrato" (quello che viene approfondito maggiormente, forse non a caso) viene dettagliato con atteggiamenti parossistici francamente poco verosimili: un novello Tex Willer che al posto del revolver usa ossessivamente un'altra pistola, un po' piú piccina, e spara a (quasi) tutte quelle che incontra.
Proprio questa presenza esuberante (se vogliamo usare un eufemismo) delle tinte forti del sesso, spesso autogenerato quando non autoinflitto, rende a mio avviso un po' pesante la narrazione. Le stesse tinte forti usate da Volo nel romanzo precedente, "Le prime luci dell'alba", conferivano allo stesso un gusto speciale, anche se vagamente morboso, ma che in quell'altra storia avevano pieno diritto d'esistenza: qui le ho trovate - francamente - immotivatamente troppo frequenti: quasi una patologia, ma avulsa dal contesto.
Giudizio alla fine sufficiente: un libro-panettone, di facile consumo, ma proprio per questo senza veri e propri messaggi al lettore.
Da tenere fuori dalla portata di bambini e giovanissimi adolescenti.
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